Analizzare la
problematica dell'amore e della sessualità
e della loro importanza sociale non può farci dimenticare un'altra
tematica cara alla sociologia: la famiglia.
Mentre i
funzionalisti studiano la famiglia nei termini dei bisogni sociali che
soddisfa, i teorici del conflitto considerano la famiglia come un'unità nella
quale sono continuamente in gioco tensioni di diverso genere. Le due visioni
non possono essere più diverse e lontane l'una dall'altra ma, come in tutte le
problematiche sociali, l'uso dei paradigmi devono essere interpretati come
tali, appunto come ausilio per un'analisi il più obiettiva possibile. Per
questo non è sbagliato accogliere entrambe le analisi, sia quella funzionalista
sia quella conflittualista. Boltanski, nel saggio che abbiamo sostenuto per
studiare la questione dell'amore come collante sociale, ha colto il nocciolo
della questione attraverso un approccio interazionista per poi abbandonarlo per
ipotizzare la possibilità di una società sotto in regno di agape. Talcott
Parsons, funzionalista, sostiene che la famiglia nucleare sia nata come
risposta alle esigenze del sistema economico della società industriale. Anche
Freud, nella sua analisi sulla famiglia, assume un approccio funzionalista,
sostenendo che tra le funzioni fondamentali della famiglia, intesa come nucleo
monogamico e patriarcale, così come si è venuta a creare in Europa nel diciannovesimo
secolo, è il controllo della sessualità, la sostituzione dei membri sociali
tramite la procreazione, la socializzazione, la collocazione di uno status
sociale dei propri membri, la cura e la protezione della prole. Il controllo
della sessualità, tema caro a Marcuse, è dato da quelle società in cui sono
previste forme di regolamentazione dell'attività sessuale, anche attraverso la
procreazione della prole e stabilendo quale sia il comportamento sessuale più
consono e, potremmo anche dire non deviato in base ai tabù che la società si è
autocostruita, e con quali soggetti è lecito accoppiarsi. L'approccio
conflittualista vede in tutto questo controllo, un gioco di tensioni in cui
l'acme del conflitto è dato dalla disparità di potere tra uomini e donne. In
pratica la famiglia non è altro che il nucleo principe della differenza di
genere e di tutte le disuguaglianze che ad essa fanno rifermento. Secondo
Engels il matrimonio rappresenterebbe la prima forma di lotta di classe che
appare nella storia, in cui il benessere e lo sviluppo di un gruppo vengono
acquisiti attraverso la miseria e l'oppressione dell'altro. In estrema sintesi,
secondo Engels, i rapporti tra i coniugi nei matrimoni sono il modello sul
quale si sono fondate le altre forme di oppressione e, in particolare, quella
tra capitalisti e proletari. È chiaro che nel corso dei secoli non è cambiata
solo l'idea della famiglia, ma anche il significato della parola “amore”. Un
tempo, si sa, i matrimoni erano combinati, niente altro che un contratto che
vedeva due famiglie trovare dei benefici economici o di status sociale,
attraverso l'unione tra due persone. I coniugi Beck, Ulrich e Elizabeth, nel
saggio intitolato Il normale caos dell'amore esaminano la natura
tumultuosa dei rapporti personali, dei matrimoni e dei modelli familiari nel
contesto di un mondo di un rapido cambiamento. «L'amore è cercare se stessi,
desiderare di entrare realmente in contatto con un'altra persona, condividere
corpi e pensieri, incontrarsi senza nascondersi nulla, confessarsi ed essere
perdonati, anelare al calore domestico, confidare di poter sconfiggere le ansie
e i dubbi generali della vita moderna. Se nulla sembra certo o sicuro, se anche
il respirare è rischioso in un mondo inquinato, allora ci si mette alla ricerca
di fuorvianti sogni d'amore finché essi improvvisamente diventano incubi». La
concezione dell'amore dei coniugi Beck è tutto tranne che romantica. Anzi. I
due teorici sostengono che l'idea dell'amore romantico è nato proprio come
forma alienante, come oppio, per parafrasare la nota affermazione
marxiana sulla religione, dei popoli che
hanno bisogno di dimenticare le negatività della società in cui vivono. E a
riprova di quanto sostengono – assicurano – vi sono le diatribe in tribunale
tra marito e moglie. Il divorzio è sempre più presente e le seconde nozze molto
frequenti. Tendenze contraddittorie visto che ci si sposa in modo assolutamente
consenziente, a differenza di secoli fa. Ebbene, la risposta che i coniugi Beck
si danno è solo una: l'amore. Che, evidentemente, più che un sentimento è un
appetito, una fame che non trova sublimazione. Ma la scelta del partner è
davvero incondizionata? Secondo i sociologi la risposta non sarebbe
affermativa. In generale, nelle società occidentali, il processo di selezione
del partner è di tipo omogamico: ci si sposa per lo più con una persona simile
dal punto di vista della caratterizzazione sociale. Classe, livello di
istruzione, religione e razza[1]. Allora la domanda resta
sempre la stessa: siamo davvero liberi nelle nostre scelte o, piuttosto anche
quelle ci sembrano decisioni assolutamente personali, sono in realtà frutto di
variabile indipendente, ossia manipolata? Prendiamo, ancora, il tema della
sessualità che Marcuse ne L'uomo a una dimensione ha posto in evidenza:
quanto la rivoluzione sessuale del sessantotto è una manifestazione libera
dagli schemi già preipostati dalla società? Jean Baudrillard in La società
dei consumi definisce, dopo la bellezza funzionale, anche l'erotismo funzionale. «Il corpo dell'indossatrice
non è più oggetti di desiderio, ma oggetto funzionale, insieme di segni dove si
mescolano la moda e l'erotico. (…) E' su questo punto che tutti i censori
moderni si ingannano (o vogliono ingannarsi): il fatto è che nella pubblicità e
nella moda, il corpo nudo (della donna o dell'uomo) si rifiuta come carne, come
sesso, come finalità del desiderio, strumentalizzando al contrario le singole
parti del corpo in un gigantesco processo di sublimazione, di scongiuro del
corpo nella sua stessa vocazione. Come l'erotico è nei segni, mai nel
desiderio, così la bellezza funzionale delle indossatrici è nella linea, mai
nell'espressione. L'indossatrice è persino e soprattutto senza espressione»[2].
Biopolitica, con questa parola Michel de
Foucault, risponde alla problematica che ci siamo posti in questa dispensa: la
vita che diventa oggetto. Il filosofo sostiene che il potere moderno si serve
di molteplici dispositivi, di molti modi per piegare al suo volere l'esistenza
delle persone. Il potere – secondo Foucault -
non è un'istituzione, e non è una situazione strategica, in una società
data. Va detto che, il filosofo francese, si muove all'interno del triangolo
Marx-Nietzsche-Freud della cosiddetta scuola del sospetto, e non dimentica di
analizzare la problematica sessuale all'interno della filosofia del potere. La sessualità di cui
parla Foucault non è, ovviamente, la sessualità in quanto tale, ma la
sessualità come oggetto di sapere e dispositivo di potere, ossia come l'insieme
degli accorgimenti sviluppati dall'Occidente moderno per tenere assoggettati,
mediante un sapere che è potere, i corpi degli uomini. «Il discorso sul sesso,
ormai da tre secoli, è stato moltiplicato piuttosto che rarefatto». In pratica,
secondo il filosofo francese, l'interdizione ufficiale del sesso, negli ultimi
secoli, non sarebbe che una trappola e un alibi, per nascondere la
consacrazione di tutta una cultura all'imperativo sessuale. In altre parole, il
limite della ipotesi repressiva consisterebbe nel non aver compreso che anche i
meccanismi di messa al bando ufficiale del sesso fanno parte di un disegno
strategico complessivo, volto a dare importanza alla sessualità e a favorire
una vera e propria esplosione discorsiva intorno ad essa. Nel saggio La
volontà di sapere Foucault sostiene che: «L'essenziale è la molteplicazione
dei discorsi sul sesso, nel campo dell'esercizio del potere: incitazione
istituzionale a parlarne, e a parlarne sempre di più; ostinazione delle istanze
del potere a sentirne parlare e a farlo parlare nella forma dell'articolazione
esplicita e dei particolari indefinitamente accumulati».
Visto attraverso
questa analisi, persino l'atteggiamento provocatorio e a volte blasfemo e in
qualche modo pornografico, della cantante Lady Gaga, assume contorni, neppure
tanto velati, di un conformismo alla politica del potere imposto dalle
istituzioni che gestiscono la morale e i
diversi credi sociali, all'interno della stanza dei bottoni.
·
Articolo del Corriere della sera, 2002: intervista a
Donatella Marazziti;
·
Francesco Alberoni, Ti amo, edizioni Bur , 2007;
·
Herbert Marcuse, Eros e civiltà, Edizione Piccola
Bilioteca Einaudi, 2001;
·
Luc Boltanski, Stati di pace. Una sociologia dell'amore,
edizione V&P, 2005;
·
Jean Baudrillard, La società dei consumi, Il Mulino
2010;
·
Anthony Giddens, Fondamenti di sociologia, il
Mulino, 2010
·
Freud, Opere 1905\1921, Al di là del principio del
piacere, i Mammut, Newton, 1992;
·
Abbagnano-Fornero, Storia della filosofia contemporanea,
Utet, 1991.
[1] La percentuale dei matrimoni interazziali è
bassa, anche di quella dei matrimoni misti dal punto di vista religioso.
[2] Jean Baudrillard, La società dei consumi,
ed. Il Mulino 2010, pag. 155
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