sabato 20 ottobre 2012

L'amore come collante sociale l'eros come controllo sociale



Analizzare la problematica dell'amore e della sessualità  e della loro importanza sociale non può farci dimenticare un'altra tematica cara alla sociologia: la famiglia.
Mentre i funzionalisti studiano la famiglia nei termini dei bisogni sociali che soddisfa, i teorici del conflitto considerano la famiglia come un'unità nella quale sono continuamente in gioco tensioni di diverso genere. Le due visioni non possono essere più diverse e lontane l'una dall'altra ma, come in tutte le problematiche sociali, l'uso dei paradigmi devono essere interpretati come tali, appunto come ausilio per un'analisi il più obiettiva possibile. Per questo non è sbagliato accogliere entrambe le analisi, sia quella funzionalista sia quella conflittualista. Boltanski, nel saggio che abbiamo sostenuto per studiare la questione dell'amore come collante sociale, ha colto il nocciolo della questione attraverso un approccio interazionista per poi abbandonarlo per ipotizzare la possibilità di una società sotto in regno di agape. Talcott Parsons, funzionalista, sostiene che la famiglia nucleare sia nata come risposta alle esigenze del sistema economico della società industriale. Anche Freud, nella sua analisi sulla famiglia, assume un approccio funzionalista, sostenendo che tra le funzioni fondamentali della famiglia, intesa come nucleo monogamico e patriarcale, così come si è venuta a creare in Europa nel diciannovesimo secolo, è il controllo della sessualità, la sostituzione dei membri sociali tramite la procreazione, la socializzazione, la collocazione di uno status sociale dei propri membri, la cura e la protezione della prole. Il controllo della sessualità, tema caro a Marcuse, è dato da quelle società in cui sono previste forme di regolamentazione dell'attività sessuale, anche attraverso la procreazione della prole e stabilendo quale sia il comportamento sessuale più consono e, potremmo anche dire non deviato in base ai tabù che la società si è autocostruita, e con quali soggetti è lecito accoppiarsi. L'approccio conflittualista vede in tutto questo controllo, un gioco di tensioni in cui l'acme del conflitto è dato dalla disparità di potere tra uomini e donne. In pratica la famiglia non è altro che il nucleo principe della differenza di genere e di tutte le disuguaglianze che ad essa fanno rifermento. Secondo Engels il matrimonio rappresenterebbe la prima forma di lotta di classe che appare nella storia, in cui il benessere e lo sviluppo di un gruppo vengono acquisiti attraverso la miseria e l'oppressione dell'altro. In estrema sintesi, secondo Engels, i rapporti tra i coniugi nei matrimoni sono il modello sul quale si sono fondate le altre forme di oppressione e, in particolare, quella tra capitalisti e proletari. È chiaro che nel corso dei secoli non è cambiata solo l'idea della famiglia, ma anche il significato della parola “amore”. Un tempo, si sa, i matrimoni erano combinati, niente altro che un contratto che vedeva due famiglie trovare dei benefici economici o di status sociale, attraverso l'unione tra due persone. I coniugi Beck, Ulrich e Elizabeth, nel saggio intitolato Il normale caos dell'amore esaminano la natura tumultuosa dei rapporti personali, dei matrimoni e dei modelli familiari nel contesto di un mondo di un rapido cambiamento. «L'amore è cercare se stessi, desiderare di entrare realmente in contatto con un'altra persona, condividere corpi e pensieri, incontrarsi senza nascondersi nulla, confessarsi ed essere perdonati, anelare al calore domestico, confidare di poter sconfiggere le ansie e i dubbi generali della vita moderna. Se nulla sembra certo o sicuro, se anche il respirare è rischioso in un mondo inquinato, allora ci si mette alla ricerca di fuorvianti sogni d'amore finché essi improvvisamente diventano incubi». La concezione dell'amore dei coniugi Beck è tutto tranne che romantica. Anzi. I due teorici sostengono che l'idea dell'amore romantico è nato proprio come forma alienante, come oppio, per parafrasare la nota affermazione marxiana sulla religione,  dei popoli che hanno bisogno di dimenticare le negatività della società in cui vivono. E a riprova di quanto sostengono – assicurano – vi sono le diatribe in tribunale tra marito e moglie. Il divorzio è sempre più presente e le seconde nozze molto frequenti. Tendenze contraddittorie visto che ci si sposa in modo assolutamente consenziente, a differenza di secoli fa. Ebbene, la risposta che i coniugi Beck si danno è solo una: l'amore. Che, evidentemente, più che un sentimento è un appetito, una fame che non trova sublimazione. Ma la scelta del partner è davvero incondizionata? Secondo i sociologi la risposta non sarebbe affermativa. In generale, nelle società occidentali, il processo di selezione del partner è di tipo omogamico: ci si sposa per lo più con una persona simile dal punto di vista della caratterizzazione sociale. Classe, livello di istruzione, religione e razza[1]. Allora la domanda resta sempre la stessa: siamo davvero liberi nelle nostre scelte o, piuttosto anche quelle ci sembrano decisioni assolutamente personali, sono in realtà frutto di variabile indipendente, ossia manipolata? Prendiamo, ancora, il tema della sessualità che Marcuse ne L'uomo a una dimensione ha posto in evidenza: quanto la rivoluzione sessuale del sessantotto è una manifestazione libera dagli schemi già preipostati dalla società? Jean Baudrillard in La società dei consumi definisce, dopo la bellezza funzionale, anche  l'erotismo funzionale. «Il corpo dell'indossatrice non è più oggetti di desiderio, ma oggetto funzionale, insieme di segni dove si mescolano la moda e l'erotico. (…) E' su questo punto che tutti i censori moderni si ingannano (o vogliono ingannarsi): il fatto è che nella pubblicità e nella moda, il corpo nudo (della donna o dell'uomo) si rifiuta come carne, come sesso, come finalità del desiderio, strumentalizzando al contrario le singole parti del corpo in un gigantesco processo di sublimazione, di scongiuro del corpo nella sua stessa vocazione. Come l'erotico è nei segni, mai nel desiderio, così la bellezza funzionale delle indossatrici è nella linea, mai nell'espressione. L'indossatrice è persino e soprattutto senza espressione»[2].
Biopolitica, con questa parola Michel de Foucault, risponde alla problematica che ci siamo posti in questa dispensa: la vita che diventa oggetto. Il filosofo sostiene che il potere moderno si serve di molteplici dispositivi, di molti modi per piegare al suo volere l'esistenza delle persone. Il potere – secondo Foucault -  non è un'istituzione, e non è una situazione strategica, in una società data. Va detto che, il filosofo francese, si muove all'interno del triangolo Marx-Nietzsche-Freud della cosiddetta scuola del sospetto, e non dimentica di analizzare la problematica sessuale all'interno della  filosofia del potere. La sessualità di cui parla Foucault non è, ovviamente, la sessualità in quanto tale, ma la sessualità come oggetto di sapere e dispositivo di potere, ossia come l'insieme degli accorgimenti sviluppati dall'Occidente moderno per tenere assoggettati, mediante un sapere che è potere, i corpi degli uomini. «Il discorso sul sesso, ormai da tre secoli, è stato moltiplicato piuttosto che rarefatto». In pratica, secondo il filosofo francese, l'interdizione ufficiale del sesso, negli ultimi secoli, non sarebbe che una trappola e un alibi, per nascondere la consacrazione di tutta una cultura all'imperativo sessuale. In altre parole, il limite della ipotesi repressiva consisterebbe nel non aver compreso che anche i meccanismi di messa al bando ufficiale del sesso fanno parte di un disegno strategico complessivo, volto a dare importanza alla sessualità e a favorire una vera e propria esplosione discorsiva intorno ad essa. Nel saggio La volontà di sapere Foucault sostiene che: «L'essenziale è la molteplicazione dei discorsi sul sesso, nel campo dell'esercizio del potere: incitazione istituzionale a parlarne, e a parlarne sempre di più; ostinazione delle istanze del potere a sentirne parlare e a farlo parlare nella forma dell'articolazione esplicita e dei particolari indefinitamente accumulati».
Visto attraverso questa analisi, persino l'atteggiamento provocatorio e a volte blasfemo e in qualche modo pornografico, della cantante Lady Gaga, assume contorni, neppure tanto velati, di un conformismo alla politica del potere imposto dalle istituzioni che  gestiscono la morale e i diversi credi sociali, all'interno della stanza dei bottoni.


·        Articolo del Corriere della sera, 2002: intervista a Donatella Marazziti;
·        Francesco Alberoni, Ti amo,  edizioni Bur , 2007;
·        Herbert Marcuse, Eros e civiltà, Edizione Piccola Bilioteca Einaudi, 2001;
·        Luc Boltanski, Stati di pace. Una sociologia dell'amore, edizione V&P, 2005;
·        Jean Baudrillard, La società dei consumi, Il Mulino 2010;
·        Anthony Giddens, Fondamenti di sociologia, il Mulino, 2010
·        Freud, Opere 1905\1921, Al di là del principio del piacere, i Mammut, Newton, 1992;
·        Abbagnano-Fornero, Storia della filosofia contemporanea, Utet, 1991.







[1]    La percentuale dei matrimoni interazziali è bassa, anche di quella dei matrimoni misti dal punto di vista religioso.
[2]    Jean Baudrillard, La società dei consumi, ed. Il Mulino 2010, pag. 155
Condividi

0 commenti:

Posta un commento