Si tratta di ormoni classicamente ritenuti femminili che determinano lo sviluppo dell'apparato genitale della donna, sono secreti dall'ovaio, dal surrene, dalla placenta durante la gravidanza, dal tessuto adiposo ed in piccoli quantitativi, anche dal testicolo.
Regolano il ciclo mestruale, la gravidanza, la fertilità, i caratteri sessuali. Le donne producono tre tipi di estrogeni, in base all’età, allo stile di vita, alla dieta, alla percentuale di grasso, all’assetto genetico, alla gravidanza etc: estradiolo, estrone ed estriolo.
Non scherzate con gli estrogeni: estrogeni buoni ed estrogeni cattivi.
Estrogeni cattivi: estrogeni di sintesi e quelli di derivazione equina.
Gran parte degli studi effettuati negli ultimi decenni sul ruolo svolto dalla terapia sostitutiva a base di estrogeni nei confronti della salute dell’apparato cardiovascolare e del cervello, sul preservare l’integrita’ delle ossa, nonche’nell’influenzare la probabilita’di rischio di cancro al seno, sono stati condotti usando estrogeni di sintesi. In particolare e’ stato somministrato il Premarin oppure estrogeni di sintesi chimica nella via di somministrazione orale. Premarin è il nome commerciale di una combinazione di estrogeni ottenuti dall’urina di cavalle gravide (equiestrogeni associati ad estrone e ad estradiolo).Molti di questi estrogeni di origine equina (equilina, equilenina) hanno strutture chimiche diverse rispetto a quelle degli estrogeni normalmente presenti nell’organismo umano (estriolo, estrone ed estradiolo).Queste cure, associate solitamente a progestinici di sintesi, pur apportando diversi benefici (ridotta incidenza di fratture ossee e di cancro al colon), nel lungo termine hanno causato pesanti effetti collaterali,quali problemi cardiovascolari e cancro al seno, come osservato nel recentissimo studio condotto dal WHI (WOMAN HEALTH INITIATIVE) e pubblicato sulla rivista JAMA nel 2002.In particolare sarebbe il progestinico,piuttosto che l’estrogeno di sintesi,ad influire negativamente sulla salute dei due apparati. Per tale motivo negli ultimi anni, queste cure sono state decisamente accantonate a favore dell’utilizzo di cure con ormoni piu’consoni alla natura umana come gli ormoni bioidentici estradiolo, estriolo e progesterone naturale ed i fitoestrogeni.E’l’associazione estradiolo per via transcutanea e progesterone micronizzato,in particolare,ad essere la piu’ studiata con ottimi risultati in quanto ad efficacia e sicurezza (Sumino 2005-Scarabin2003-BMJ 2005-ESTHER STUDY 2006-Clavet 2006).
ESTRADIOLO: buono ma…..non troppo.
L’estradiolo è la forma prevalente di estrogeno dalla puberta’ all’epoca menopausale; è responsabile delle molteplici funzioni che gli estrogeni esercitano a livello di tutte le cellule. E’ anche ritenuto l’estrogeno piu’potente prodotto dal corpo umano, sia per gli effetti positivi che per quelli negativi. Con l’avvento della premenopausa, intorno ai 40 anni, le ovaie iniziano ad atrofizzarsi e la produzione dell’estradiolo tende a scemare in modo progressivo, brusco o con andamento oscillante, in relazione a fattori individuali, come lo stato nutrizionale, la predisposizione genetica, lo stress e l’indice di massa corporea. Molti dei classici sintomi sperimentati dalle donne in questa fase sono da attribuirsi alla caduta dell’estradiolo: vampate di calore, sbalzi d’umore, stanchezza costante, depressione, disturbi del sonno con vampate e sudorazioni, cali di memoria e del desiderio sessuale, pelle pallida, sottile e secca, secchezza vaginale e delle congiuntive, comparsa di rughe sottili attorno agli occhi e sul labbro superiore,capelli sottili e cadenti, disturbi delle vie urinarie,cedimento del seno,artralgie,flusso scarso, assente ed irregolare,cefalea e crampi durante il flusso.La ridotta produzione dell’ormone favorisce altresì l’osteoporosi, l’accumulo di grassi nel sangue, l’ipertensione arteriosa, l’arterosclerosi, le patologie cardiovascolari, l’iperinsulinismo, da cui consegue un aumento del grasso addominale e successivamente diabete (Gerhard 1998,Dubey 2000,Chen 2001Christian2002).Il calo degli estrogeni è generalmente preceduto da quello del progesterone, mentre gli androgeni possono essere normali, ridotti o aumentati. La riduzione dei livelli di estradiolo si associa ad una progressiva crescita dei livelli degli ormoni ipofisari FSH ed LH. Verso i 50 anni, si osserva un appiattimento di tutti gli ormoni sessuali fino alla scomparsa definitiva del ciclo che apre le porte alla menopausa, con aggravamento della sintomatologia. L’estradiolo è definito un ormone prettamente buono, visti gli effetti benefici su tutti gli organi ed apparati. Ma come avviene anche nel caso di altri ormoni, se presente in eccesso e non opportunamente bilanciato dal progesterone, può provocare effetti collaterali e fenomeni degenerativi a livello del seno e dell’utero.Questa situazione si manifesta di frequente in alcune donne, specie se obese, sotto stress o che hanno assunto progestinici, nel periodo della premenopausa, in cui si osservano normali o alti livelli di estrogeni e ridotta produzione di progesterone, oppure quando l’estradiolo viene usato nella terapia sostitutiva in dosi farmacologiche ed in modo improprio (non associato al progesterone).I primi segnali dell’eccesso di estrogeni, che si identificano in pratica con quelli sostenuti dalla carenza di progesterone e che si accentuano in fase premestruale, sono rappresentati da: nervosismo, sbalzi d’umore, insonnia, cefalea o emicrania, gonfiore e tensione al seno, ritenzione idrica, cellulite, gonfiore, tensione addominale, aumento del grasso addominale, sovrappeso, insufficienza venosa, mestruazioni abbondanti e successivamente iperplasia dell’endometrio con emorragie uterine, fibromi uterini, cisti al seno ed alle ovaie. Se usato nella forma bioidentica transcutanea, in dosi fisiologiche, monitorandone i livelli ed in combinazione con il progesterone naturale, l’ormone diventa piu’ sicuro e maneggevole. E’preferibile evitare la somministrazione orale in quanto con questo tipo di assunzione,l’ormone viene metabolizzato dal fegato e pertanto si potrebbero manifestare ripercussioni negative sul profilo lipidico, sulla pressione arteriosa,sui fattori di coagulazione del sangue, sugli enzimi epatici e sarebbe altresi’favorita la formazione di calcoli alla cistifellea.L’estadiolo per via transutanea,stimola l’attivita’ della melatonina, dell’insulina e dell’ormone della crescita, mentre contrasta,in parte,l’azione del progesterone e del testosterone.Per questo motivo, nel corso della terapia di modulazione con estradiolo, e’di importanza fondamentale la valutazione del rapporto dei livelli plasmatici dell’ormone con quelli del progesterone e del testosterone.Utile si rivela altresì lo studio dei suoi rapporti con quelli degli altri estrogeni, poiché l’avvento della menopausa è caratterizzato dalla preminenza di un altro estrogeno definito prevalentemente “cattivo”: l’estrone.
L’estrone, il cattivo.
Conseguentemente alla diminuzione della produzione endogena di estradiolo, le ovaie vengono in parte vicariate dai surreni che producono androstenedione dal dhea, convertito quest’ultimo, specie a livello del tessuto adiposo, in un’altro estrogeno, l’estrone.Questo estrogeno è secreto in minore quantità in epoca fertile da parte di ovaie, tessuto adiposo, fegato e surreni; viene utilizzato dalle ovaie come ormone di riserva per produrre l’estradiolo. Nella postmenopausa rappresenta l’estrogeno principale (puo’arrivare fino all’80%), in quanto le ovaie,ormai atrofiche, non possono trasformarlo in estradiolo.Esistono diversi tipi di estrone: il 2-idrossiestrone prodotto dal fegato, possiede effetti protettivi sul rischio di incidenza del tumore al seno, il 4 ed 16- idrossiestrone prodotti specie dalle cellule adipose, si ritiene siano pericolosissimi per la salute del seno e dell’utero, potendo causare danni al dna,favorire il cancro ed attivare pericolosi processi infiammatori e tromboembolici. Più si è grasse, piu’ si produce l’estrone “cattivo” e conseguentemente aumenta il rischio di sviluppare cancro al seno e all’utero.Oggi sappiamo che, le donne che producono prevalentemente il primo tipo di estrone, hanno un 40% in meno di possibilità di contrarre la patologia tumorale.Un rapporto ottimale tra l’estrone buono e quello cattivo (16-idrossiestrone) deve essere al di sopra di 2.Per questo motivo, è di fondamentale importanza studiare il metabolismo degli estrogeni nella donna in menopausa, al fine di valutare l’eventuale rischio tumorale e il tipo di terapia sostitutiva piu’ appropriata da effettuare.Oggi grazie ad alcune sostanze vegetali presenti nei cavoli e broccoli (DIM e I-3-C), e’ possibile modulare il metabolismo degli estrogeni indirizzandolo verso la produzione prevalente dei metaboliti ‘’buoni’’o protettivi, rendendo cosi’la terapia ancora piu’sicura (Pisha2001,Cavolini2002).
L’estriolo: il brutto alla riscossa.
E’ questa la frazione più controversa della triade estrogenica. E’ prodotto in piccoli quantitativi dalle ovaie nel periodo fertile ed in grandi quantità dalla placenta durante la gravidanza.
E’ stato per molto tempo considerato come il brutto anatroccolo della situazione poiche’ e’ un estrogeno molto piu’ debole degli altri e praticamente inutile all’organismo. Infatti l’estriolo e’ circa 80 volte meno potente dell’estradiolo e sette volte meno potente dell’estrone.
Oggi il brutto anatroccolo potrebbe trasformarsi in un cigno, analizziamone i motivi:
- bassi livelli di estriolo predispongono al cancro al seno,alti riducono il rischio.Infatti,le gravidanze multiple portate a termine, hanno un effetto protettivo sul seno grazie agli alti livelli di estriolo e di progesterone.Le donne vegetariane ed asiatiche che presentano minor rischio di cancro al seno,presentano alti livelli plasmatici di estriolo.
-l’ormone svolge un’azione adattogena:esercita blandi effetti estrogeneci in assenza degli altri estrogeni; in presenza di alti livelli di questi (estradiolo,estrone,estrogeni chimici), legandosi debolmente ai recettori per gli estrogeni,ne impedisce il legame antagonizzandone gli effetti di stimolazione.
(Lemon 1975,Launitzen1971,Follingstad1978).
-se assunto nella forma transcutanea, la sua conversione in estrogeni pericolosi è pressoche’ nulla; non presenta fenomeni di accumulo e viene rapidamente metabolizzato dall’organismo.
- l’estriolo non stimola la crescita dell’endometrio e quindi non espone al rischio di cancro all’utero (Utian 1980).
- blocca l’nfkb, il fattore di trascrizione coinvolto nell’infiammazione nonche’ nell’attivazione e nella progressione del cancro al seno (Okada2000).
- ottimizza la flora batterica e la lubrificazione della mucosa vaginale e delle vie urinarie prevenendo la secchezza vaginale, l’incontinenza urinaria, le infezioni vaginali ed urinarie (Raz1993,Yoshimura 2001).
- svolge effetti antiossidanti e neuroprotettivi, ottimizza il profilo lipidico, l’elasticità delle arterie e la fluidita’del sangue (Itoi 2000,Endo2000,Kajita2001,Kano2002).
- rallenta l’evoluzione delle patologie autoimmuni a caratere demienilizzante (Neurology1999,Ann.Neu.2002).
- migliora il trofismo osseo,ma in modo piu’debole rispetto all’estradiolo (Raz 1993, Ettinger 2004), come d’altra parte sono piu’ blandi gli effetti protetivi su cervello ed apparato cardiovascolare.
- agevola la sensibilita’ delle cellule alla leptina ed all’insulina; contrasta il fenomeno della leptino ed insulinoresistenza che da il la’ all’aumento di peso tipico della menopausa e che favorisce la produzione di citochine infiammatorie (Fernandez 2001, Strollo 2000, Martini 2001 Puca 2002, Sites 2002).
Considerati gli effetti benefici e protettivi dell’ormone, lo utilizziamo solitamente in formulazioni personalizzate per via transcutanea in associazione a dosi fisiologiche di estradiolo, progesterone e/o pregnenolone, dhea e/o testosterone.
PROGESTERONE: L’ORMONE DELLA SERENITA’.
E’ il grande antagonista e modulatore degli estrogeni, con cui si armonizza e regola tutte le funzioni cellulari. Prodotto in piccoli quantitativi dalle ghiandole surrenali, viene sintetizzato in grandi quantità dal corpo luteo nella fase luteinica(premestruale) del ciclo mestruale e dalla placenta nella fase gravidica.
L’ormone possiede shematicamente le seguenti azioni:
-azione calmante, antistress, favorisce il sonno ,il rilassamento muscolare. Possiede altresi’ azioni antidolorifiche ed anticonvulsivanti. Molte di queste sue funzioni sono espressione dei suoi effetti agonisti sui recettori del gaba.Precursore di neurosteroidi con effetto neuroprotettivo e neuroplastico. Rigenera le guaine mieliniche e molte strutture nervose.
- riduce la pressione arteriosa ed il battito cardiaco, rallenta l’aggregazione delle piastrine, migliora il profilo lipidico.
- in dosi fisiologiche ottimizza la glicemia e la funzione insulinica, se in eccesso rispetto agli estrogeni puo’ invece favorire resistenza insulica , diabete ed accumulo di grassi nel sangue.
-se e’carente rispetto agli estrogeni viene favorito l’accumulo di grasso specie su cosce, seno ed addome.
- dosi fisiologiche dell’ormone svolgono un effetto diuretico in quanto antagonizzano i recettori dell’aldosterone; una sua carenza rispetto agli estrogeni favorisce gonfiore e ritenzione idrica specie nelle gambe,piedi,mani,al volto,seno e all’addome.
-migliora il microcircolo, la temperatura, il tono e l’elasticita della pelle, agevola la crescita dei capelli.
-dona ritmo e regolarita’al ciclo,favorisce lo sfaldamento dell’endometrio e quindi la mestruazione. Previene il cancro uterino.Riduce i crampi premestruali, previene sanguinamenti intermestruali,i fibromi e le emorragie mestruali.
-antagonizza l’azione negativa dell’estradiolo e dell’estrone e degli xenoestrogeni sulla cellularità della ghiandola mammaria, prevenendo la formazione di cisti, adenomi e di cancro al seno.
Gia’ in passato,sono stati posti in evidenza i benefici effetti del progesterone naturale.
In occasione del convegno scientifico organizzato nel 1996 dall’American Heart Association, il dott. Giuseppe Rosano, dell’Istituto Scientifico di Milano, ha presentato i risultati delle sue ricerche sul progesterone naturale (JAMA, 1997).Un gruppo di diciotto donne affette da disturbi delle arterie coronariche fu trattato con progesterone naturale, mentre a un altro gruppo fu somministrato del progesterone di origine sintetica (medrossiprogesterone). Entrambi i gruppi seguivano già una terapia sostitutiva degli estrogeni. Il progesterone veniva somministrato dieci volte al mese mediante l’applicazione di crema intravaginale.
Le donne trattate con progesterone naturale reagirono meglio. Gli elettrocardiogrammi sotto sforzo rivelarono che in queste pazienti l’apporto di ossigeno al muscolo cardiaco era migliore (rispetto a quelle trattate con medrossiprogesterone). Infatti, molte delle donne che avevano assunto medrossiprogesterone ottennero dei risultati scarsi nel corso di questo esame sotto sforzo.
Di recente un’importante ricerca francese (E3N- FRENCH COHORT STUDY 2004) effettuata su un vasto numero di pazienti e replicata in altri paesi europei, ha messo in luce quello che da anni sosteniamo in sinergia con la scuola di pensiero statunitense di cui e’stato pioniere il ginecologo statunitense John Lee: “il progesterone naturale nella forma micronizzata, svolge un ruolo protettivo sul seno antagonizzando gli effetti negativi degli estrogeni sulla proliferazione delle cellule del tessuto mammario’’.
Il progesterone naturale modula altri effetti negativi degli estrogeni come ritenzione idrica, tensione nervosa e gonfiore al seno, specie premestruali, flusso doloroso ed abbondante, riducendo altresi’i livelli plasmatici dell’estradiolo. L’ormone d’altra parte potenzia gli effetti benefici dell’estradiolo su cervello, ossa, pelle, capelli ed apparato cardiovascolare.
Come accade per quest’ultimo, stimola l’attivita’ di melatonina e dell’ormone della crescita, mentre contrasta alcune azioni negative del testosterone (ad esempio sulla caduta dei capelli).
L’ormone interagisce positivamente con estrogeni, dhea e testosterone nel rallentare la perdita di massa ossea, tipica dell’epoca menopausale,nonche’nell’ottimizzare le funzioni cardiovascolari e neurologiche (Jama 2002). Naturalmente, il progesterone naturale andra’sempre usato (tranne nella sindrome da iperestrogenismo) in associazione agli estrogeni, in quanto un suo eccesso rispetto agli estrogeni, potra’favorire i seguenti disturbi: aumento di peso, iperinsulinismo, dislipidemia, diabete, calo del desiderio sessuale, depressione, stanchezza e sonnolenza.Attualmente il progesterone naturale nella forma micronizzata o in crema e’ molto prescritto anche dai ginecologi tradizionali in precedenza affezionati all’uso dei progestinici. Alla luce di questi ultimi studi,siamo convinti che i prodotti a base di progesterone naturale si diffonderanno sempre più, almeno fino a quando non scopriremo che il pregnenolone è in grado di sostituirli. Siccome il pregnenolone, può essere facilmente trasformato in progesterone, si può tranquillamente ipotizzare che in alcuni soggetti definibili ‘’ottimali convertitori’’, l’ormone possa essere utilizzato per sostituire il progesterone.
Progestinici? no grazie.
Gli effetti sopradescritti si riferiscono al progesterone naturalmente prodotto dal corpo umano o assunto nella terapia di modulazione come progesterone naturale o bioidentico. Quest’ultimo riproduce gli effetti del progesterone umano senza bloccarne la produzione, l’ormone si lega debolmente ad i recettori del progesterone, non provoca fenomeni di accumulo e viene rapidamente metabolizzato.Il progesterone presente nelle pillole anticoncezionali ed in molti preparati per la terapia sostitutiva tradizionale, e’ un tipo di progesterone manipolato chimicamente, che mima gli effetti del progesterone esplicandoli con piu’ forza, ma che presenta anche effetti androgenizzanti.Queste molecole si legano fortemente ai recettori del progesterone, bloccandone la produzione endogena, si accumulano facilmente dando fenomeni di tossicità non indifferenti, con effetti assolutamente contrari a quelli del progesterone naturale, come:acne,caduta di capelli, ipertensione, sbalzi di umore,cefalea,stanchezza, ritenzione idrica,tensione al seno, aumento del senso di fame,sovrappeso, anomalie del profilo lipidico, della glicemia e della coagulazione del sangue,iperinsulinismo e soprattutto aumentato rischio di cancro al seno.
Clicca qui per visualizzare un articolo di approfondimento sugli ormoni bioidentici e sulla TOS (TERAPIA SOSTITUTIVA della MENOPAUSA),pubblicato su DOCTOR allegato del CORRIERE MEDICO.
Progesterone: anche per l’uomo?
Ebbene si anche agli uomini un po’di progesterone non guasta:
-aiuta a controllare gli estrogeni quindi a prevenire l’insorgenza di malattie cardiovascolari, l’ingrossamento ed il cancro alla prostata,l’accumulo di grasso su addome e su tessuto mammario,il deficit erettile.
-previene l’osteoporosi e migliora la motilita’ degli spermatozoi.
-blocca la conversione del testosterone in deidrotestosterone, prevenendo la caduta dei capelli e l’ingrossamento della prostata.
Estrogeni e progesterone, da soli o in un mix di ormoni?
Il ruolo del Dhea e del Pregnenolone.
“Sono in cura con una terapia a base di estrogeni e progesterone, posso integrare il trattamento con DHEA e pregnenolone?” Questa è una domanda che spesso ci sentiamo rivolgere.
Poiché il DHEA viene parzialmente trasformato in ormoni femminili (oltreche’ in testosterone) ed il pregnenolone in dhea ed in progesterone, è probabile che le donne debbano ridurre la dose di estrogeni ed eventualmente di progesterone. È difficile prevedere con esattezza l’entità di questa riduzione. L’integrazione a base di DHEA e di pregnenolone potrebbe eliminare completamente il bisogno di assumere estrogeni? Questa ipotesi è improbabile. È bene che le donne in postmenopausa assumano una certa quantità di estrogeni. Un breve articolo pubblicato più di quarant’anni fa affermava che il pregnenolone da solo si era dimostrato privo di effetti estrogenici significativi (Henderson, 1959). Allo stato attuale si ritiene che l’assunzione di dhea e di pregnenolone,pur apportando un certo quantitativo di estrogeni, di testosterone e di progesterone, vada associata a dosi ridotte degli stessi con il fine di ripristinarne i livelli ottimali giovanili. Questo in quanto , trattandosi di soggetti ultraquarantenni, la conversione dei due ormoni precursori in quelli periferici se si realizza, avviene solo in modo parziale.
In particolare puo’ osservarsi la trasformazione in dhea ed in progesterone e molto meno in cortisolo, estrogeni e testosterone che sono posti piu’ a valle della cascata steroidea.
Come dimostrato in diversi studi ( la maggior parte dei quali effettuati con il dhea), i due precursori ormonali apporterebbero ulteriori benefici alla terapia con estrogeni e progesterone, specie sull’ottimizzazione del tono dell’umore, della memoria, dei livelli energetici e del desiderio sessuale(Wolkovitz 1997 ,Basson 2006,Naert 2007,Davis SR 2007-2008).Sono stati altresi’osservati benefici sull’elasticita’ cutanea, sul rapporto tra massa grassa e massa magra, sul trofismo osseo, sul metabolismo dei grassi , sulla sensibilita’all’insulina, sulla salute dell’apparato cardiovascolare e di quello immunitario. (Diamond 1996 - Villareal 2000 - Sambrock 1988 - Bell 2006 – Kahl 2006 – Ferrari 2004 – Bruin 2002 - Verkes 2003 - Callies 1999 - Khorram 1997- Stomati- 1999 - 2000 - Bernardi-Genazzani 2003- 2005-Simoncini 2003-Kinazawa 2008-Hashimoto2008-Bednarek 2008-Florez 2008)
TESTOSTERONE: l’ormone del vigore.
Molti pensano al testosterone come all’ormone dei bodybuilders e degli aspiranti Casanova, ma non è proprio così. Ormone fondamentale per l'organismo maschile e per lo sviuluppo dei caratteristici caratteri sessuali: la crescita di barba e peli, lo sviluppo del pene ed il profondo tono della voce. E’altresi’il grande ottimizzatore del tono dell’umore, dell’energia,della memoria,del desiderio e della potenza sessuale.E’necessario per la salute del sistema immunitario(contrasta i processi infiammatori), dell’apparato cardiovascolare e del sistema nervoso,agevola la sensibilita’ delle cellule all’insulina,favorisce il metabolismo dei grassi,regola il trofismo osseo,muscolare e cutaneo.La ricerca oggi tende a confermare che anche l'uomo,con il trascorrere degli anni, si trova a combattere con una sintomatologia simile alla menopausa; mentre con la menopausa diminuisce l'attività secretoria endocrina dell'ovaio, con l'andropausa si ha una diminuzione della produzione di testosterone.Questo quadro clinico ha solitamente un esordio meno violento di quello menopausale ma nel lungo termine con conseguenze altrettanto negative.Nella nostra pratica clinica,molti uomini che hanno superato i 40-45 anni cominciano a presentare i primi sintomi di una ridotta produzione dell’ormone:stanchezza e depressione permanenti,sbalzi d’umore,irritabilita’,insicurezza,calo del desiderio e della potenza sessuale, perdita’ di forza e di massa muscolare,dolori muscolari ed articolari, memoria meno brillante,vampate di calore notturne,sudorazioni,insonnia,aumento del grasso in sede addominale e mammario,secchezza e pallore cutaneo con comparsa di rughe sottili specie attorno agli occhi e sul labbro superiore, secchezza, grigiore e perdita di capelli,regressione dei peli corporei,ipotrofia di pene e testicoli,osteoporosi,vene varicose,anemia.Questi sono soltanto alcuni dei sintomi della Padam (Partial Androgen Deficiency of Ageing Male),meglio conosciuta come andropausa.Le conseguenze più pericolose causate dall'andropausa sono i rischi cardiovascolari: infatti quando decresce la produzione di testosterone diminuiscono i livelli di colesterolo HDL (quello cosidetto “buono”), aumenta la produzione di LDL (quello cosidetto “cattivo”), si osserva un indebolimento del muscolo cardiaco ed un rialzo della pressione arteriosa,un aumento dei livelli di insulina, delle citochine infiammatorie, di omocisteina e quindi la comparsa di arterioslerosi,obesita’,sindrome metabolica e di diabete(Turhan 2007-Malkin 2005,Wang 2000,Jain 2000,Perry 2002).Scompenso cardiaco,arteriopatia coronarica e morte per cause cardiovascolari sono profondamente legate ad una carenza dell’ormone (Svartberg 2006,Kupelian 2006).Secondo un recente studio(Rancho Bernardo Study-2007),bassi livelli di testosterone aumentano il rischio di mortalita’dovuta a molteplici cause.Il 20 per cento degli uomini dopo i sessant'anni presenta valori ridotti di questo ormone e un alterato funzionamento degli apparati ed organi influenzati dall’azione del testosterone.L’ormone è prodotto dai testicoli seguendo un ritmo circadiano, con un picco in prima mattinata verso le 2-3 di notte, per poi scemare progressivamente; e’ presente nel sangue sottoforma di due frazioni: la prima e’ inattiva in quanto legata a proteine presenti nel plasma (albumina e SHBG) e prevale nettamente (98-99%); la seconda minuscola frazione(1-2%) che non si lega a nessuna proteina, è attiva (e’ in grado di penetrare nelle cellule) e prende il nome di «testosterone libero».Dai 45 ai 50 anni il livello medio di testosterone tende a ridursi per motivi fisiologici, l’ipotalamo, area nervosa che produce il GnRH (ormone stimolante la liberazione delle gonadotropine, fondamentale per il funzionamento ottimale della gonade maschile e responsabile della cascata di secrezione ormonale adibita alla produzione di testosterone), tende ad indebolirsi. Conseguente alla diminuzione della produzione di GnRH, è il rallentamento secretivo degli ormoni della cascata come l’LH e l’FSH ipofisari e quindi anche del testosterone. Con l'avanzare dell'età, anche il numero delle cellule adibite alla produzione di testosterone tende a diminuire, quindi si ottiene una minore possibilità di produrre testosterone nei testicoli.La quantità di testosterone libero o biologicamente attivo viene ostacolata da un incremento dei livelli plasmatici di SHBG o globulina legante gli ormoni sessuali: proteina che lega il testosterone circolante e aumenta con l'avanzare dell'età, nei forti bevitori di alcol, in soggetti con patologie legate al funzionamento della tiroide e per azione dell’aumentata presenza di estrogeni.Infatti, con il trascorrere del tempo e specie dopo i 50 anni, si osserva un aumento della conversione del testosterone in estrogeni, causato da eccessiva attività di alcuni enzimi detti aromatasi che sono particolarmente attivi nelle cellule adipose del grasso addominale; ciò aggrava la carenza di testosterone libero, quello biologicamente attivo.L’attivita’ di questi enzimi viene favorita dal consumo eccessivo di caffeina ed alcol.L’accumulo di estrogeni viene favorito altresi’ dall’obesità (le cellule adipose producono estrogeni) e dall’esposizione all’ambiente, ricco di inquinanti composti da estrogeni tossici: gli xenoestrogeni.L’eccesso di estrogeni e bassi livelli di testosterone libero favorisconoil deficit dell’erezione, l’incidenza di accidenti cardiovascolari,l’ingrossamento del seno, la ritenzione idrica,l’aumento del grasso addominale, l’infiammazione, l’ingrossamentoe il cancro della prostata. In una sorta di circolo vizioso,bassi livelli di testosterone libero e di ormone della crescita agevolanola produzione della SHBG, aggravando ulteriormente la carenzadell’ormone. Questo squilibrio ormonale è altresì complicato dallo sbilanciamento del rapporto tra il testosterone ed un suo bioprodotto detto deidrotestosterone,quest’ultimo promotore della caratteristica caduta dei capelli legata all’eta’ ed in misura minore e controversa,dell’ingrossamento della prostata.Per questo motivo, il ripristino dei livelli giovanili di testosterone e l’ottimizzazione del suo rapporto con gli altri ormoni che tendono a sbilanciarsi con l’età, realizzato mediante la somministrazione di dosi fisiologiche dell’ormone bioidentico, rappresentano un’importante strategia per agevolare un «invecchiamento salutare».Al fine di evitare l’eccessiva produzione, a partire dal testosterone, di estradiolo e di deidrotestosterone, è necessario associare sostanze naturali o farmaci che bloccano l’attività degli enzimi responsabili di questa trasformazione.La somministrazione di testosterone bioidentico completa i suoi effetti positivi influenzando positivamente l’attivita’ di altre funzioni endocrine:ormoni tiroidei,dhea,cortisolo,ormone della crescita,sensibilita’ all’insulina vengono tutte ottimizzate,al contrario naturalmente delle funzioni di estrogeni e progesterone.
Non solo estrogeni: donna e testosterone.
“Perché una donna non può essere più come un uomo?”
Ricordate questa battuta famosa del film My Fair Lady?
Quante volte abbiamo ascoltato questa e ci abbiamo riflettuto su (non significa che gli uomini siano dotati di qualità migliori o peggiori rispetto alle donne: è solo che i due sessi sono diversi).
Il cervello delle femmine e quello dei maschi, oltre a presentare caratteristiche anatomiche leggermente diverse, subisce l’azione di quantità di ormoni diverse.Gli uomini sono sottoposti maggiormente all’azione degli androgeni, mentre le donne a quella degli estrogeni.Ma questo vale solo in linea di massima.Un tempo si pensava al testosterone come un ormone tipicamente maschile ed agli estrogeni e progesterone come ormoni femminili.Anni di ricerche hanno messo in evidenza che,tutti gli ormoni sessuali sono universali ed in piccole quantita’ vengono prodotti anche dal sesso opposto.Sappiamo ad esempio che nell’uomo, piccole quantita’ di estrogeni servono ad ottimizzare le funzioni cerebrali e che gli estrogeni prodotti a partire dal testosterone a livello di altri tessuti come ossa e pareti dei vasi sanguigni,svolgono effetti benefici rispettivamente sul trofismo osseo e sulla dilatazione e l’elasticita’ delle arterie. Lo stesso, come detto,vale per il progesterone.D’altro canto anche la donna produce un po’ di testosterone (circa 20-80 volte meno dell’uomo) a partire dal dhea; nel periodo della premenopausa a livello di ovaie e dei surreni, nella postmenopausa prevalentemente in sede ovarica. Il dhea viene invece prevalentemente prodotto in entrambe le fasi, dalle surrenali.Il testosterone in piccoli quantitativi, e’ utile alla donna come tonico psico- fisico e degli appetiti sessuali, nonché per preservare il tono cutaneo, osseo e muscolare.Secondo studi recenti,un adeguato livello di testosterone svolge un effetto protettivo sul tessuto mammario(Labrie 2005-2006-2007),contrastando l’azione proliferativi degli estrogeni e sull’apparato cardiovascolare (Hofling 2006,Kaczmarek 2003).Anche nella donna, dhea e testosterone tendono ad essere prodotti sempre meno nel corso degli anni;infatti nelle donne di età compresa tra i venti e i cinquant’anni si verifica una riduzione del 50% dei livelli di testosterone (Zumoff, 1995).Questo fenomeno e’particolarmente spiccato nelle pazienti a cui e’ stato asportato l’ovaio precocemente e con funzione surrenalica non adeguata a causa dello stress cronico.La carenza di questi ormoni determina i seguenti sintomi: calo della libido,assenza di sensibilita’dei genitali e di orgasmo,secchezza ed atrofia vaginale, depressione e stanchezza costanti,sbalzi d’umore,scarso controllo dello stress,insicurezza, memoria inadeguata,scarsa concentrazione, osteoporosi, perdita di tonicita’cutanea e muscolare, secchezza della pelle,dei capelli, delle congiuntive e delle mucose, comparsa di rughe sottili in sede perioculare e sul labbro superiore,pallore cutaneo,aumento del grasso su addome,seno e cosce,perdita di peli pubici ed ascellari,vampate di calore,dolori reumatici e malattie infiammatorie croniche.Circa un decennio fa’, in occasione del sesto congresso annuale della North American Menopause Society (come riporta la rivista American Family Physician, Feb. 15, 1996, pag. 939), si è proposto di aggiungere il testosterone alla terapia sostitutiva a base di estrogeni che viene normalmente somministrata alle donne.Durante uno studio di ricerca, dodici donne assunsero per nove settimane una dose giornaliera di estrogeni (1,25 mg), mentre tredici assunsero una dose giornaliera degli stessi estrogeni in combinazione con 2,5 mg di metiltestosterone.Ambedue i trattamenti contrastarono efficacemente i sintomi fisici della menopausa, quali vampe di calore e secchezza della vagina, ma soltanto la terapia combinata fu in grado di alleviarne in modo significativo i sintomi psicologici, quali ansia e irritabilità. La terapia combinata ridusse inoltre l’insonnia e l’affaticamento.In occasione di un altro studio di ricerca condotto dal dottor Davis e dai suoi collaboratori australiani, fu notato che «la somministrazione di testosterone a donne in postmenopausa apporta benefici nella sfera della sessualità e può essere di notevole aiuto per quelle donne che, nonostante un’adeguata terapia sostitutiva a base di estrogeni, denunciano un calo permanente della libido».Da allora un numero crescente di medici, ha iniziato ad usare la terapia sostitutiva a base di testosterone anche per le donne e sono stati pubblicati molteplici studi(Elbers 1999,Davis 2000,Miller 2000-2001,Sowers 2001,Dobs 2002,Golden 2002,Rohr 2002,Goldstat2003-Simon 2008,Basson 2008).Dell’azione del testosterone possono beneficiarene tutte quelle signore in pre o in postmeopausa cui ci sia una carenza piu’ o meno manifesta di questo ormone.D’altra parte in alcune donne costituzionalmente piu’ androgine, il calo della produzione di dhea e di testosterone legato all’età, puo’ manifestrasi in modo più lento rispetto a quello di progesterone e di estrogeni,favorendo la comparsa di transitori segni di iperandrogenismo come caduta di capelli,comparsa di peluria sul viso, acne, seborrea,aumento eccessivo della libido, maggiore aggressività,aumento della massa muscolare e della sensibilita’dei genitali.A volte possono addiriturra coesistere sia alcuni sintomi di carenza di testosterone che alcuni segni di virilizzazione.
dhea e pregnenolone come ormoni maschili?
Dhea e pregnenolone come ormoni maschili?
Poiché il DHEA(che deriva dal pregnenolone) viene trasformato in testosterone e in estrogeni, le donne non potrebbero forse usare il DHEA anziché una combinazione dei due ormoni sessuali? In un articolo del 1996 intitolato «Androgens and the Postmenopausal Woman», il dott. Davis e si suoi collaboratori avanzano esattamente questa ipotesi: «Gli androgeni [il testosterone è una di queste sostanze] sono ormoni importanti nelle donne e svolgono molteplici azioni. Il calo di produzione di androgeni e pre-androgeni ovarici e surrenalici che ha inizio nel decennio precedente la menopausa, può avere un impatto notevole sulla salute delle donne.Solo recentemente è stata riconosciuta l’importanza che la carenza di androgeni assume per la salute dei soggetti di sesso femminile e, benché ancora controversa, la terapia sostitutiva a base di androgeni sta diventando uno strumento medico sempre più diffuso.La scelta della terapia sostitutiva a base di androgeni dovrebbe essere offerta alle donne in postmenopausa che nonostante la somministrazione di un’adeguata terapia sostitutiva a base di estrogeni e dopo aver escluso l’esistenza di altre possibili patologie, lamentano affaticamento e una perdita di benessere psicofisico persistenti o più comunemente un calo della libido. Il trattamento con DHEA costituisce un potenziale mezzo alternativo per ottenere una reintegrazione degli ormoni androgeni nelle donne anziane. Futuri studi di ricerca dovranno chiarire l’utilità e la sicurezza di questa terapia».
Marta, una paziente di 43 anni, si è espressa così a questo proposito: «Il mio desiderio sessuale è andato gradualmente calando sin da quando avevo circa trent’anni e durante gli ultimi tempi ho notato che, quando esco con un uomo, se questi accenna a baciarmi, io mi ritraggo. Ho iniziato ad assumere 10 mg di DHEA a giorni alterni e dopo un mese ho notato che il mio desiderio di intimità fisica era ritornato. Ora ho ripreso ad apprezzare i baci lunghi e appassionati».
Dopo aver trattato direttamente numerose donne con il DHEA e averne seguite molte altre che assumevano questo ormone, abbiamo constatato che un numero significativo di loro ha ottenuto un incremento della libido. Ciò è sicuramente la conseguenza della trasformazione del DHEA in testosterone. Una paziente ha persino confidato: «Adesso che prendo il DHEA mio marito non ce la fa più a stare al passo!» Un’altra racconta: «Mi sembra di essere diventata come quei manovali che mentre lavorano per strada adocchiano le donne che passano loro davanti: non posso fare a meno di guardare tutti gli uomini che passano». Riteniamo che con la somministrazione di DHEA molte donne potrebbero recuperare parte di quel desiderio sessuale che avevano perduto con il passare degli anni. In conclusione, qualora i medici ritenessero opportuno ripristinare i livelli normali di androgeni delle loro pazienti,dovrebbero prendere in seria considerazione l’idea di usare il DHEA o il pregnenolone come alternativa al testosterone.Una terapia di questo tipo è piu’indicata per le donne che per gli uomini in quanto il sesso femminile converte piu’ brillantemente il dhea in testosterone.Qualora la produzione di testosterone sia inadeguata,pur avendo ripristinato i livelli ottimali di dhea’s plasmatico,si optera’per una terapia a base di microdosi di testosterone bioidentico per via transcutanea.
Associamo altresi’ spesso il Dhea e/o il testosterone all’ossitocina con il fine di ottimizzare il desiderio sessuale nonche’la qualita’e la quantita’ degli orgasmi.
L’ossitocina:l’ormone della socialita’ e della sessualita’ migliore.
L’ossitocina (OT) e’ un ormone prosociale che svolge una serie di funzioni implicate con la trasmissione dei geni e la conservazione della specie quali l’accoppiamento, la nascita,l’allattamento, l’accudimento della prole, il legame parentale ed il legame tra pari.E’ secreta dall’ipofisi posteriore in seguito a generici stimoli cutanei non dolorosi (carezze, massaggi,applicazione di calore sulla pelle) quali si producono per il contatto intimo con altri esseri viventi, ma anche in seguito a stimoli cutanei specifici collegati alle funzioni della riproduzione e dell’allevamento della prole quali il rapporto sessuale, il parto e la suzione della mammelle. Ma l’OT viene secreta anche in seguito a contatti meno “ravvicinati” di quello pelle a pelle, per esempio alla semplice visione della persona amata o nel corso di interazioni umane incentrate sulla fiducia reciproca, quindi per stimoli esclusivamente psicologici.L’OT, secreta all’atto dell’accoppiamento,nel corso del parto e dell’allattamento,agisce sulla mente dei partner della relazione sessuale e sulla coppia madre-neonato e madre-lattante, svolgendo i suoi effetti squisitamente psicotropi. La semplice vicinanza della persona alla quale si e’ “legati” (guardarla, toccarla) induce di per se’ l’attivazione di aree cerebrali ricche in OT, garantendo la continuita’del legame amoroso anche al di la’ del contatto fisico specificamente correlato alle funzioni procreative e nutritive.Durante il rapporto sessuale ,il picco di OT associata all’orgasmo determina l’eiaculazione attraverso la stimolazione di cellule muscolari lisce del tratto riproduttivo e nella donna la contrazione della parete vaginale e la stimolazione della secrezione vaginale.La terapia con OT(per via nasale,iniettabile o orale), oltre ad avere importanti effetti sulle funzioni sessuali,attenua altresi’ lo stato d’ansia e l’ insicurezza facilitando i contatti sociali ed affettivi.Modulando il sistema dello stress,aiuta a vincere le paure ed il senso di panico che caratterizzano la percezione negativa dello stress.Miglioramento del sonno edell’ acuita’visiva,riduzione della sintomatologia dolorosa nei pazienti con fibromialgia e patologie autoimmuni, sono gli altri benefici apportati dalla somministrazione dell’ormone(Carmichael 1987,Coiro1988,Anderson 1994,Goldstein 2004).
Il cheto-dhea:il figlio del dhea con effetti brucia grasso ed immunostimolanti.
Sono ormai ampiamente diffusi gli effetti benefici del dhea, meno note sono alcune delle azioni salutari procurate dalla somministrazione dell’ormone, da attribuirsi ad ormoni naturalmente derivati dal metabolismo del dhea, come il cheto-dhea, l’androstenediolo e l’androstenetriolo.Il dhea viene trasformato a livello tissutale in ben 150 metaboliti ognuno dei quali svolge azioni ben precise. Uno dei metaboliti più importanti e biologicamente attivi, è il 7-cheto-dhea individuato per la prima volta nelle urine umane nel 1958.I livelli plasmatici dell’ormone nel corso degli anni sono speculari a quelli del dhea, raggiungono il picco plasmatici intorno ai 20 anni per scemare progressivamente nel corso dell’esistenza;intorno ai 50 anni i livelli del cheto-deha si riducono del 50%(Marenich1979).La somministrazione di cheto-dhea comporta una minima trasformazione in estrogeni ed androgeni per cui può essere assunto da pazienti in cui e’ controindicato il dhea, quindi nel caso di donne che presentano acne, presenza di peli in sedi anomale(irsutismo), caduta di capelli(alopecia androgenica) oppure in soggetti affetti da tumori ormondipendenti(seno,ovaio,prostata), con ottima tollerabilita’ anche nei trattamenti protratti(Sulkova2001,Davidson2000).Il 7-cheto dhea puo’essere assunto da solo o in associazione a piccole dosi di dhea, qualora si vogliano utilizzare i suoi effetti immunostimolanti e di “ringiovanimento” del sistema immunitario.
L’ormone svolge le seguenti funzioni immunologiche:
a) riduce la conversione di cortisone in cortisolo che rappresenta la frazione bioattiva dell’ormone (Prough 2003), contrastando altresi’ gli effetti immunosoppressivi del cortisone specie sulla ghiandola del timo.
b) svolge azione piu’ potente del dhea sull’induzione dell’interleuchina II e di tutto il sistema di citochine TH1 dipendenti (interferone gamma, interleuchina 12) con notevole attivazione dell’ immunita’ cellulo-mediata (Hampl 2000).
c) controlla le citochine ad azione proinfiammatoria come l’IL6 ed il Tnf attraverso l’inibizione del fattore di trascrizione nfk-b (Rook1997,Lardy1995).
d) favorisce la produzione anticorpale antinfettiva con potenziamento dell’azione delle vaccinazioni ed ottimizzazione dei loro effetti nell’anziano.
e) ripristino dell’armonia e dell’ efficienza immunologica nell’anziano (immunosenescenza) e nei pazienti immunodepressi (ottimizzazione rapporto CD4-CD8).
Gli studi più importanti, sono stati effettuati su un gruppo di macachi affetti da SIV e su un gruppo di pazienti affetti da HIV. In entrambi i casi, è stato evidenziata oltre ad un miglioramento del quadro clinico e ponderale, un’ottimizzazione dei livelli dei leucociti ed in particolare dei linfociti con normalizzazione del rapporto CD4/CD8(Caprani 2004).
Un lavoro presentato al convegno del FASEB del 2004 dal Dott. ZENK del centro di ricerche del Minnesota, ha messo in evidenza come la somministrazione dell’ormone ad un gruppo di anziani, ne abbia ottimizzato tutte le funzioni immunologiche, ripristinandone un funzionamento di tipo giovanile con aumento dei neutrofili, dei CD4 , dei natural killers e riduzione dei CD8.
In questo studio è stato osservato un certo calo della pressione diastolica, associato ad un’ottima tollerabilita’ dell’ormone.
La ridotta produzione dell’ormone è corresponsabile altresi’ dell’aumento di peso e della difficoltà a perderlo che sono caratteristiche dell’eta’, come osservato dal DOTT ZENK che, con il Prof. LARDY, ha condotto gli studi più autorevoli sul cheto-dhea e sui suoi effetti bruciagrasso(Current Thrapeutic Research 2002,Nutrition 2005).Il cheto-dhea determina la perdita di grasso attivando il meccanismo della termogenesi, che si caratterizza per la produzione di calore dal cibo.Mantenere la termogenesi a buoni livelli, consente di ottimizzare il metabolismo basale che tende a deteriorarsi con l’eta’ e che si riduce ogniqualvolta ci sottoponiamo ad un regime dietetico.A queste azioni si associa solitamente un effetto normalizzante i livelli dei grassi nel sangue.Tutte queste azioni,sarebbero sostenute prevalentemente da un intervento diretto dell’ormone(in modo piu’ energico di quanto faccia il dhea) sui recettori PPARS alfa o recettori nucleari attivati dai proliferatori perossisomiali;questi sono dei recettori nucleari ovvero delle specie di serrature localizzate nei nuclei delle cellule del fegato, dei muscoli, del sistema immunitario, del tessuto adiposo , ove svolgono svariate funzioni di fondamentale importanza nel regolare il metabolismo dei grassi a livello epatico,del tessuto adiposo e muscolare, nonche’la sensibilita’ delle cellule all’insulina e la modulazione della sintesi di citochine infiammatorie da parte delle cellule del sistema immunitario(Wahli 1999).Da non trascurare altresi’ l’effetto del chetodhea nell’agevolare la produzione del T3, frazione biologicamente attiva e bruciagrasso dell’ormone tiroideo(Lardy 1999).In uno studio effettuato in doppio cieco su 30 pazienti in soprappeso sottoposti a regime dietetico controllato (circa 1800 cal.\die) e a blanda attività fisica, la somministrazione di 200mg/die di cheto-dhea, ha determinato l’attivazione del metabolismo basale con incremento del 5-6% dei livelli plasmatici di Ft3, nonché la perdita di peso di circa 6,5 kg in 2 mesi (contro i2,1 kg del gruppo di controllo).La perdita era dovuta esclusivamente alla massa grassa con conservazione e lieve potenziamento della magra (al contrario del gruppo di controllo).Quest’ultimo effetto, sarebbe da attribuirsi alla sua azione anabolica che scaturisce dall’ antagonismo nei confronti del cortisolo e dall’ induzione dell’IGF-1(Zenk 1999).Grazie a questa azione di preservare la massa magra ed alle sue azioni antiinfiammatorie,l’ormone in sinergia con il dhea,si rivela utile altresi’nel combattere i processi di perdita di massa magra (sarcopenia) e di infiammazione cronica (inflammaging-Franceschi 2005) che caratterizzano l’aging ed in particolare l’immunosenescenza.Gli effetti brucia grasso dell’ormone vengono completati dalla sua capacita’ di ottimizzare il profilo dei grassi nel sangue (Sulkova2001).
Melatonina: il grande sincronizzatore.
La melatonina e’ un ormone prodotto dalla ghiandola pineale, ma in misura ridotta, anche dall’apparato digerente, dai linfociti, dalla pelle, dalla retina e dal midollo osseo. In tutti i vertebrati la produzione di melatonina da parte della pineale,segue un evidente ritmo giornaliero detto circadiano, con maggiore secrezione notturna. Nei mammiferi lo stimolo per la produzione notturna dell’ormone e’generato dall’attivita’ elettrica autonoma dei nuclei soprachiasmatici dell’ipotalamo, ovvero di un fascio di nervi localizzato nel cervello , all’altezza delle due arcate orbitarie, ove ha sede l’orologio biologico.I nuclei soprachiasmatici regolano la sintesi di melatonina, attraverso un complesso percorso nervoso ed enzimatico che porta in condizioni di buio a convertire la serotonina derivata dall’aminoacido triptofano in melatonina.L’orologio biologico esprime un ritmo di circa 24 ore ovvero trasmette impulsi elettrici periodicamente con un’alternanza di circa dodici ore di attivita’ e dodici ore di inattività.Questo ritmo e’ definito giornaliero o circadiano.Quando è attivo viene liberata melatonina, quando è inattivo ne viene inibita. Questa andrà quindi ad informare l’intero organismo sull’entita’ del tempo, comportandondosi esattamente come le lancette di un orologio e fungendo da sincronizzatore interno dei ritmi biologici. Per questo motivo la ghiandola pineale ed il suo effettore primario la melatonina, informando l’organismo sull’ora del giorno e sul momento stagionale, svolgono un ruolo estremamente importante nella regolazione dei ritmi stagionali e circadiani, influenzando altresi’ le funzioni riproduttive, il metabolismo,la regolazione della temperatura corporea e le funzioni del sistema immunitario. L’ormone in armonia con il cortisolo, regola l’alternanza giornaliera sonno-veglia. La melatonina e’ piu attiva di notte, agevola l’induzione del sonno e ne ottimizza l’architettura;il cortisolo la cui produzione viene indotta dalla luce, è l’ormone del risveglio che ci aiuta ad essere attivi durante la giornata. La ciclica alternanza dei due ormoni che si inibiscono a vicenda e che viene scandita dall’alternanza luce-buio, influenza altresì i ritmi circadiani di molte funzioni biologiche come la temperatura corporea,la pressione arteriosa,l’attivita’del sistema immunitario (alternanza Th-2-Th-1),i ritmi ormonali dell’ormone della crescita,della leptina,della ghrelina, dell’ormone tiroideo e di altri assi endocrini.Per questo motivo,la ghiandola pineale viene definita il direttore d’orchestra di tutti questi ritmi.Questa agisce come una sorta di computer omeostatico o di radar che riceve informazioni da diverse fonti interne o esterne all’organismo (ciclo luce-buio, temperatura, livello di stress, campi elettromagnetici, aggressioni infettive), rappresentando il vero trait d’union tra l’organismo ed il cosmo. La ghiandola, una volta ricevuti questi segnali, li filtra, li rielabora ed attraverso la produzione di melatonina e di altri ormoni, regola le varie funzioni endocrine ed immunologiche, al fine di garantire l’adattamento dell’organismo a varie situazioni ambientali e quindi l’equilibrio omeostatico.La produzione di melatonina (30-100 microgrammi giornalieri) decresce progressivamente nel corso degli anni, in particolare dopo i 50 anni,si riducono i livelli nonché l’ampiezza del ritmo di secrezione e quindi la morfologia dell’onda circadiana.Questo fenomeno è da attribuiursi ad una progressiva involuzione e calcificazione della ghiandola pineale.Il deterioramento della pineale (pinealopausa) nel corso degli anni, apre le porte all’invecchiamento attraverso una progressiva incapacita’ della ghiandola di realizzare i fenomeni adattativi nonché la sincronizzazione dei ritmi biologici. Sintomi da ridotta produzione dell’ormone sono rappresentati da:
- disturbi del sonno (difficoltà ad addormentarsi, sonno superficiale con micro-risvegli notturni,assenza di sogni,sonno poco restauratore,sindrome delle gambe senza riposo,sonno agitato,tensioni muscolari notturne).
- disturbi dell’umore (agitazione, sbalzi d’umore,sindrome premestruale,fame ansiosa serale verso i carboidrati),calo della concentrazione e della memoria.
-anomalie dei ritmi circadiani:difficile adattamento al cambio di fuso (sindrome da jet lag) ed ai turni lavorativi,tendenza ad addormentarsi ed a risvegliarsi ad orari posticipati.
-indebolimento delle difese immunitarie(suscettibilita’ verso virosi e tumori).
-aumento della pressione arteriosa,irregolarita’ del ritmo cardiaco,accumulo di grassi nel sangue,ipeglicemia,aumento della coagulazione del sangue.
-fibromialgia.
-invecchiamento precoce,macchie senili.
L’effetto antieta’ della melatonina.
Molti problemi legati all’invecchiamento nascono dalla desincronizzazione dei ritmi biologici. A tal proposito, in uno studio italiano pubblicato sulla rivista scientifica “Pineal Research” nel 2004 e replicato nel 2007, si e’ dimostrato che, mentre i centenari presentano un livello di produzione dell’ormone decisamente ridotto rispetto agli anziani non centenari, in essi si riscontra una certa conservazione della circadianità con una modalita’ di tipo giovanile.Questo dimostra che non e’ tanto la ridotta produzione dell’ormone ad influire sull’aspettativa di vita e la qualità dell’invecchiamento, bensì la conservazione piu’ o meno evidente della circadianità dei ritmi di secrezione ormonale.La perdita di questa circadianita,’andra’ infatti a ripercuotersi negativamente sull’armonia degli altri ritmi ormonali. Questi saranno dominati dall’anarchia che caratterizza il così detto “collasso ipotalamico”. In particolare si sfasano i ritmi del cortisolo,dell’ormone della crescita,della leptina ,della ghrelina e dell’ormone tiroideo, Bassi livelli in prima mattinata di dhea,cortisolo testosterone e di ormoni tiroidei, ridotti livelli notturni di melatonina e di ormone della crescita associati ad anomala produzione serale di cortisolo, adrenalina, ghrelina, insulina e leptina, favoriranno disturbi del sonno, violente ed immotivate crisi di fame,anomalie del rapporto anabolismo/ catabolismo, del metabolismo dei grassi e dei carboidrati, nonché della risposta immunitaria e dei processi di memorizzazione.
La melatonina e’altresi’ una delle sostanze chiave che regolano le profonde e complesse interazioni tra cervello, apparato endocrino e sistema immunitario.In condizioni fisiologiche, il neurormone regola le funzioni immunologiche favorendo la produzione di molte cellule del sistema immunitario, mediante la sintesi di una proteina simile alle endorfine detta MIO o sostanza oppioide indotta dalla melatonina. Questa proteina, attraverso l’attivazione di alcuni fattori di crescita, stimola la sintesi a livello del midollo osseo, dei linfociti, dei macrofagi, dei neutrofili e delle piastrine,a partire da cellule progenitrici indifferenziate, garantendo cosi’ un ottimale tono circadiano immunologico.In particolare, sarebbe soprattutto l’immunita’ cellulo mediata(Th-1) che ci protegge dalle infezioni e dai tumori, a beneficiare di questi effetti. Bassi livelli di melatonina, come accade per il dhea, favorirebbero un evoluzione prognostica negativa di alcune patologie infettive croniche come l’infezione da hiv, nonche’ di molte patologie tumorali(Maestroni 1999,2001,2005,2006).La melatonina in alcune circostanze, potrebbe avere anche un effetto antinfiammatorio, agevolando la produzione di alcune citochine antinfiammatorie come la IL 10 e presentando quindi una modalita’di azione Th1-Th2 di tipo misto(Singh2001).Altro compito del MIO, è quello di proteggere il timo e gli organi linfatici dagli effetti immunosoppressivi del cortisolo, nelle situazioni di stress o nelle terapie cortisoniche.Per tutte queste funzioni,la melatonina in sinergia con il dhea,il cheto- dhea ed il selenio ed all’ormone della crescita, si rivela un prezioso antitodo all’invecchiamento del sistema immunitario definito anche immunosenescenza.Completano le azioni antiaging dell’ormone, gli effetti antiossidanti dovuti sia ad un’azione diretta che indiretta attraverso la stimolazione della sintesi di preziosi antiossidanti intracellulari.In modelli animali, la melatonina, somministrata in dosi farmacologiche e fisiologiche, previene il danno ossidativo sia a livello delle membrane, che a livello del DNA nucleare, agendo inoltre come stabilizzatore delle membrane cellulari, che risultano pertanto più resistenti agli attacchi ossidativi(Lena 2004,Ortega 2007,Kedziora2007,Reiter 1997,1998,1999,2001,2003).La protezione di tutte le strutture cellulari, è da ascriversi alla sua capacità di essere solubile sia in acqua che nei grassi e quindi di potersi concentrare sia nel citoplasma che nel nucleo dopo aver attraversato rispettivamente, le membrane cellulari e nucleari.L’ormone pinealico, ottimizza altresi’ il profilo dei grassi nel sangue,normalizza la pressione arteriosa,svolge effetti antiarteriosclerotici, attraverso un’azione antiossidante, di facilitazione della produzione dell’ossido nitrico e di modulazione della funzione tiroidea.(Kadhim 2006,Hussain 2007)Alcune di queste azioni come d’altra parte l’ottimizzazione della glicemia e della funzione insulinica,nonche’alcuni effetti antinfiammatori ,sarebbero altresì sostenute dall’induzione dell’espressione del gene che regola la sintesi dell’adiponectina da parte del tessuto adiposo.Questo effetto viene mediato dall’attivazione dei ppras gamma(Hussain 2006,Anisimov2006, Peshke 2007).
L’insieme di queste azioni,stanno alla base dell’importante effetto protettivo svolto dall’ormone nei confronti dell’apparato cardiovascolare,prevenendo in particolare lo scompenso cardiaco,la patologia coronarica e la morte cardiaca improvvisa(J.Pin.Research 2000-2004,Cont.Clin.Tr2007).
Melatonina: occhio alle interazioni ormonali.
Molteplici sono le interazioni tra la melatonona ed altri assi ormonali. Melatonina e cortisolo si inbiscono a vicenda. L’ormone pinealico viene stimolato dall’estradiolo e dall’ormone della crescita ed inibito dagli ormoni tiroidei e dal cortisolo.
La melatonina a sua volta, inibisce oltre il cortisolo anche gli ormoni sessuali, mentre stimola l’ormone della crescita e la conversione dell’ft3 in ft4. La presenza di queste intricate interazioni sta alla base del fallimento di molte terapie che utilizzano un solo ormone alla volta. Ad esempio la somministrazione di melatonina in associazione o meno al gh ed al dhea, essendo i tre ormoni tutti inibitori della produzione endogena di cortisolo, deve essere sempre effettuata dopo aver valutato la funzione surrenalica dell’individuo. Nel caso di una ridotta funzione delle surrenali,questa terapia ormonale andra’sempre integrata con l’assunzione di dosi fisiologiche di cortisolo o di pregnenolone.
Quanti tra i lettori hanno assunto dosi soprafisiologiche di melatonina (3-10m), magari consigliati da amici o dal farmacista come rimedio alternativo alle benzodiazepine o come supplemento antietà e si sono ritrovati ad accusare il giorno dopo forte stanchezza,sonnolenza e depressione? Probabilmente i loro liveli di cortisolo gia’ precari, sono precipitati causando i caratteristici disturbi.
Questo è l’ennesimo esempio di come ormoni apparentemente innocui e venduti liberamente come la melatonina, possano scatenare squilibri ormonali latenti se non vengono utilizzati in dosi fisiologiche (per la melatonina tra i 0,05 ed 1 mg alla sera e preferibilmente nella forma sublinguale a rapido assorbimento) e se non si tiene conto delle complesse interazioni ormonali e del globale profilo endocrino di ciascun individuo.
la ghiandola tiroide:l'attivatrice matabolica
La Ghiandola tiroide: l’attivatrice metabolica.
La tiroide è una ghiandola a forma di farfalla, che si trova nella parte anteriore del collo, proprio al di sotto del pomo d'Adamo. Ha due lobi collegati da un sottile istmo e produce gli ormoni tiroidei. Questi sono composti da una o due molecole dell’aminoacido tirosina contenenti ciascuna una o due molecole di iodio,componente essenziale per la loro produzione.Lo iodio proviene dall'acqua che beviamo e dai cibi che mangiamo; è importante quindi che sia presente in quantità sufficiente nella nostra alimentazione.
La ghiandola produce quattro ormoni, che a seconda del numero delle molecole di iodio in essi contenuto, sono denominati T1, T2 ,T3 e T4. La forma piu’ diffusa (presente per l’ 80%) e’ il T4, forma inattiva da cui viene prodotto il T3, che e’ la forma attiva (per il restante 20%),attraverso la liberazione di una molecola di iodio.Gli ormoni tiroidei circolano nel sangue quasi completamente legati a proteine (TBG) in composti inattivi.
Solo una piccolissima frazione e’ biodisponibile per i tessuti ed e’ presente nel sangue nella forma libera non legata a proteine sottoforma di ‘’free’’T4 e ‘’free’’T3.I livelli plasmatici di T4 ci informano se la ghiandola produce adeguati quantitativi di ormone tiroideo, quelli di T3 e di fT3 in particolare, se il T4 viene adeguatamente convertito nella forma biologicamente attiva.La ghiandola produce in piccola percentuale altre frazioni ormonali dette T1 e T2. La prima, il primo mattone per la sintesi degli altri ormoni, ha un ruolo sconosciuto; la seconda, ritenuta un tempo inattiva, eserciterebbe le sue funzioni solo a livello epatico e del grasso bruno ove ha sede il processo della termogenesi e quindi svolgerebbe effetti brucia grasso.
La sua presenza e’ altresi’ fondamentale per un’adeguata attività dell’enzima deiodinasi, che favorisce la conversione del T4 in T3. Il T2 puo’essere prodotto dal T3 (o dalla sua forma reverse detta rT3 ).La tiroide lavora come un impianto di riscaldamento fornito di termostato: se c'è sufficiente quantità di ormoni tiroidei in circolo, la ghiandola smette di produrli (proprio come un termosifone che si ferma quando c'è sufficiente calore nella casa).
Quando il corpo ha bisogno di più ormoni tiroidei, la ghiandola ricomincia a produrli.L'ipofisi, una ghiandola situata alla base del cervello, funziona come il termostato, informando la tiroide su quando incrementare o ridurre la sintesi ormonale. L'ipofisi produce l'ormone TSH con il quale comunica con la ghiandola tiroidea.
A sua volta l’ipofisi viene regolata in questa sintesi dall’azione dell’ipotalamo produttore del TRH grazie al quale comunica con l’ipofisi. E’ il classico meccanismo di autoregolazione della produzione ormonale detto a feedback,che come si e’ detto,riguarda molti circuiti ormonali. Scopo di questo meccanismo di controllo e’ quello di mantenere costanti i livelli degli ormoni nel sangue. Nel caso della tiroide, se si riducono i livelli plasmatici di ormone tiroideo come avviene nell’ipotiroidismo, viene stimolata la produzione di TRH e quindi di TSH, il contrario accade quando i livelli dell’ormone tiroideo aumentano (ipertiroidismo).I valori ematici di TSH sono indice dell’attivita’ tiroidea, alto TSH è espressione di ipotiroidismo, basso TSH di ipertiroidismo, valori normali di funzione tiroidea adeguata (eutiroidismo).Il T4 viene convertito in T3 prevalentemente a livello del fegato sotto l’influenza della leptina.
Sedi di produzione sono anche i reni, i muscoli, il cuore ed il sistema nervoso. Molti fattori ambientali, nutrizionali ed ormonali ne favoriscono la sintesi. Tra questi ultimi, oltre alla leptina, vanno citati la melatonina, il dhea, il cheto-dhea, il testosterone ed il gh,mentre estradiolo e progesterone la inibiscono.Il cortisolo in dosi fisiologiche esercita un’azione modulante,favorendone la conversione in situazioni di ridotta funzione tiroidea mentre la deprime nei casi di iperattivita’.
L’ormone surrenalico inibisce la funzione tiroidea quando e’ eccessivamente elevato (stress cronico, terapie farmacologiche), sia attraverso una ridotta conversione del t4 in t3 (con aumento del rt3), che deprimendo la sintesi del TSH.Una carenza lieve di cortisolo puo’ favorire la conversione del t4 in t3,mentre nella fatica surrenalica,caratterizzata da livelli molto bassi di cortisolo, si osserva una depressione della funzione tiroidea (rallentato rilascio del tsh,ridotta sensibilita’ dei recettori periferici e deficit della conversione del t4 in t3).In condizioni normali, se tutto funziona perfettamente, adeguati livelli di T3 verranno prodotti a partire dal T4.Ma questo processo di conversione tende ad indebolirsi con il trascorrere degli anni. Invecchiando si manifesta altresi’ un incremento nella produzione a partire dal T4 di rT3 (reverse T3) che e’una forma inattiva dell’ormone T3.Concorrono alla formazione del rT3, le infezioni,il diabete,le infiammazioni e lo stress cronico (CFS e fibromialgia), le continue diete, gli squilibri nutrizionali (carenza di iodio, zinco, selenio e l’accumulo di metalli tossici) e quelli ormonali (carenza di GH).L’accumulo di rT3(blocco dei recettori del T3 e della conversione del T4 in T3) riduce l’efficienza dell’attività enzimatiche, rallenta il dispendio ed il fabbisogno energetico, favorisce l’azione e la produzione dei radicali liberi e delle citochine infiammatorie.
Profusa stanchezza,confusione mentale, difficolta’a dimagrire, dolori muscolari e predisposizione alle malattie cardiovascolari sono le conseguenze cliniche piu’ importanti procate da un eccesso di rT3.Il controllo dello stress, la cura sostitutiva con tiroide secca(oT3) ed ormone della crescita, la supplementazione con zinco, iodio e selenio tendono a promuovere la sintesi del T3 al posto del rT3, a partire dal T4.
Come agisce la tiroide.
IL fT3 influenza l’attivita’di particolari recettori nucleari (della stessa famiglia dei PPRAs) regolando l’espressione di geni coinvolti in molte funzioni,quali:
- metabolismo basale: viene attivato come conseguenza dell’aumento del consumo di O2 e dell’incremento della produzionee di calore(termogenesi).
- metabolismo dei grassi: favorisce la mobilizzazione dei grassi di deposito.
- metabolismo dei carboidrati: agevola la captazione del glucosio nelle cellule,stimola la sintesi di glucosio a partire dagli aminoacidi (gluconeogenesi) e la glicogenolisi, ovvero la scissione delle riserve epatiche e muscolari di glicogeno con la conseguente liberazione di glucosio nel circolo sanguigno.
L’ormone tiroideo stimola non solo il metabolismo e la produzione di energia ,ma tutte le attivita’ cellulari,ottimizzando in particolare le funzioni dell’apparato cardiovascolare,del sistema nervoso ed immunitario,del fegato(processi di disintossicazione)nonche’la sensibilita’ periferica all’insulina.
La riduzione dei livelli di colesterolo, l’accellerazione del battito cardiaco e della frequenza respiratoria,l’aumento della capacita’contrattile del muscolo cardiaco,la riduzione della pressione diastolica, l’attivazione della concentrazione e della memoria, un buon livello di energia mattutina, un sonno restauratore, lo svuotamento dell’intestino, la ricrescita dei capelli, la riduzione della massa grassa, un’efficiente difesa contro le infezioni, l’elasticita’della pelle, sono tutti aspetti di un’ottimale attivita’della ghiandola tiroide.
Ipotiroidismo:l’epidemia nascosta.
Quando l’attivita’della tiroide si riduce,come si osserva progressivamente con il trascorrere degli anni o nelle patologie primarie della ghiandola come le tiroiditi o nelle situazioni esposte precedentemente in cui si realizza un blocco della conversione dell’ormone inattivo in attivo,si parla di ipotiroidismo.Questo si presenta molto spesso con una sintomatologia molto sfumata e di difficile diagnosi essendo gli esami di laboratorio normali o di poco alterati(ipotiroidismo subclinico).Il paziente viene spesso o trascurato o trattato in modo erroneo.Molti medici somministrano solo l’ormone T4,che qualora ci sia un blocco della sua conversione in T3,non risolve il problema,anzi, lo aggrava:un maggiore quantitativo di T3r viene prodotto a partire dal T4 con ulteriore ridotta produzione di T3 e conseguente peggioramento della sintomatologia.Anche il trascurare le molteplici interazioni ormonali(specie con le ghiandole surrenali) e le cause dovute a squilibrio nutrizionale, nonche’ la difficile interpretazione (range di riferimento troppo ampi,oscillazione dei valori plasmatici) o la scarsa diffusione di alcuni esami di laboratorio (come il dosaggio plasmatico del T3 r e del fT4 ed fT3 delle urine delle 24 ore),fanno si’ che l’ipotiroidismo rappresenta una vera trappola per l’endocrinologo.Quando la funzione tiroidea non e’ ottimale,ne risentira’primariamente l’attivita’mitocondriale con ridotta produzione energetica,e con un progressivo accumulo di grasso nei tessuti di deposito, cellulite, ritenzione idrica specie su mani e piedi, gonfiore del volto, degli occhi, del labbro inferiore, lingua gonfia con impronte dentarie, borse sotto gli occhi ed occhiaie (specie la mattina), difficolta’a perdere peso (Herthoghe 1999, Lo Cascio1999, Osterweill 1992, Prange 1990, Tiwari 1997).
Un deficit della funzione tiroidea provoca altresì i seguenti disturbi e patologie(Wartofsky2006,Danzi2004,El Shaikh2006,Asimi 2007):
-depressione e stanchezza specie al risveglio ed a riposo che migliorano il pomeriggio, con il movimento o con l’attivita’ mentale, sonno non restauratore, cali della memoria, della concentrazione e delle capacita’di apprendimento, sonnolenza, apatia, disinteresse, ridotta velocita’di pensiero e di eloquio, alternati a nervosismo ed iperattivita’compensatorie.
-secchezza e pallore della pelle, caduta e secchezza dei capelli, rarefazione del lato esterno delle sopraciglia, unghie fragili con solchi, stitichezza, cattiva digestione, senzazione di freddo e sudorazione alle estremita’, bassa temperatura corporea, eccessiva freddolosita’con tendenza a coprirsi molto anche d’estate, scarsa sudorazione al caldo.
-maggiore facilita’a contrarre infezioni,indebolimento delle difese immunitarie e predisposizione al cancro(specie del seno).
-aumento dei markers infiammatorie e dell’omocisteina,ridotta sensibilita’ all’insulina,sindrome metabolica, battito cardiaco rallentato,aumento del colesterolo e della pressione diastolica,arteriosclerosi,aumentato rischio di morte per cause cardiache(scompenso cardiaco,coronaropatia,aritmie).
- crampi muscolari notturni,mialgie, dolori e rigidita’articolari(specie la mattina),cefalea,disordini del ciclo mestruale,emorragie uterine,sterilita’,tendenza ad abortire, riduzione dei riflessi tendinei, ingrossamento della ghiandola tiroide.
Quando la tiroide è iperattiva, avremo sintomi opposti: ansia, agitazione, tremore, insonnia, sudorazione, sensibilita’al caldo, dimagramento, tachicardia, diarrea, etc.
Gli ormoni tiroidei in dosi fisiologiche agevolano altre funzioni ormonali come quelle svolte dalla leptina,dall’insulina,dall’ormone della crescita,dal dhea e dagli ormoni sessuali,mentre inibiscono la melatonina ed accelerando il catabolismo del cortisolo,ne riducono l’attivita’.
Una ridotta funzione della ghiandola tiroide avrà quindi ripercussioni su molte altre aree ormonali.In particolare l’ipotiroidismo,crea una situazione di stress che sollecitando le ghiandole surrenali,ne favorisce l’ evoluzione verso lo scompenso.’’Adrenal fatigue’’ ed ipotiroidismo spesso si associano(80% dei casi) e si aggravano vicendevolmente.
Altri studi hanno messo in evidenza come una tiroide iporeattiva si associ ad un aumento dei markers infiammatori, ad un accumulo di insulina e ad una ridotta produzione dell’ormone della crescita(Gunes K.2005).L’ipotiroidismo e’altresi’associato ad un aumento del colesterolo con una inibizione della sintesi di pregnenolone e degli ormoni da questo derivati.Per questo motivo, il ripristino di un’ottimale funzionalita’tiroidea,e’il primo passo da realizzare nell’ambito di una terapia di biomodulazione multiormonale.
L’ormone della crescita(GH):il rigeneratore universale.
E’ l’ormone fondamentale per la crescita ed il rinnovamento di tutti i tessuti.Viene prodotto dall’ipofisi anteriore con un ritmo circadiano contrapposto a quello del cortisolo e speculare al ritmo della melatonina, presentando il suo picco durante le ore notturne. La sua produzione viene favorita dall’attivita’ fisica, dal digiuno e da un pasto ricco di proteine.
Il GH stimola a livello epatico la produzione della Somatomedina C (IGF-1),attraverso la quale esplica le sue funzioni anaboliche.In sinergia con la melatonina,e’ il grande orchestratore della fase anabolica o di rinnovamento dei tessuti che ha luogo prevalentemente nella fase notturna.L’ormone e’ responsabile per gran parte della crescita che avviene durante l'infanzia e la pubertà.Senza l'ormone della crescita saremmo tutti dei nani.In eta’adulta,ottimizza l’efficienza funzionale ed ostacola l’invecchiamento degli organi,favorendone i processi riparativi.Ecco le principali funzione svolte dal GH:
-riduce la massa grassa specie nell’addome, nelle cosce, nei glutei e nei fianchi.
-aumenta la sintesi proteica ottimizzando quindi il la massa ed il tono muscolare, il trofismo osseo e quello articolare (Mulligan1996-1998,Herthoghe1997,Andrulakis2006,Feldt aymond 2007).
-dona alla pelle un aspetto giovanile favorendo la sintesi delle fibre elastiche e connettivali, e mantenendola idratata e tonica; agevola i processi di cicatrizzazione e di guarigione delle ferite (Herthoghe1997).
-preveniene la sclerosi di organi vitali come il cuore, il timo, l’apparato digerente,quello respiratorio ed i reni.
-durante il giorno favorisce la produzione di energia ,mantendoci attivi e propositivi,nel corso della notte rende il sonno piu’ profondo e ristoratore,con minor bisogno di dormire(Rivas 1995).
-ottimizza il tono dell’umore tenendo lontani ansia ed irritabilita’,rendendoci altresi’piu’ sicuri ed emotivamente equilibrati(Astrom 1990,Deijer1996).
-aumenta la resistenza allo stress,favorendone il recupero da situazioni stressanti specie dopo uno sforzo fisico e quando si fanno le ore piccole(Herthoghe 1997).
-agevola i processi cognitivi,favorisce i processi di neuroplasticita’attraverso l’induzione dei fattori di crescita nervosi(Tham 1993).
- ottimizza il profilo lipidico ,ostacola il processo di arterio-
sclerosi, favorisce l’elasticita’ delle arterie e le funzioni endoteliali(Russel1994,Valcavi 1995),stimola la contrattilita’ e la performance cardiaca.
-inibisce la produzione delle citochine infiammatorie,dell’omocisteina,
della proteina C reattiva(PCR) e del fibrinogeno.
-stimola le funzioni immunitarie,preservando il trofismo del timo (Napolitano2002,Savino2000,2002,2003,Smaniotto2004).
La massima produzione dell’ormone da parte dell’ipofisi la si osserva intorno ai 20 anni, per poi decrescere progressivamente con una perdita pari al 14%per ogni decennio.La sua ridotta produzione contribuisce decisamente alla comparsa di molti fenomeni che caratterizzano il processo di invecchiamento:
-aumento del grasso specie in sede addominale,delle natiche,del tronco ed in sede mammaria(uomini),cellulite (De Boer1996,Procapio1995).
-perdita’della forza,della massa e della tonicita’muscolare con generale inflaccidimento della siluette corporea:spalle,seno e glutei cadenti,tricipiti,volto, interno cosce,addome e palmo delle mani poco tonici(Herthoghe1997).
-assottigliamento,secchezza e perdita di elasticita’della pelle con comparsa di rughe profonde specie nell’area naso-geniena e sulla fronte,labbra sottili,guance e palpebre cadenti,borse sotto gli occhi,doppio mento, assottigliamento, perdita e grigiore dei capelli,sopracciglia sottili e meno folte,retrazione gengivale( Zouboulis2003,Herthoghe1997).
- costante senso di fatica,difficile recupero dallo stress psico-fisico,difficolta’ a far tardi la notte ed a recuperare quando si fanno le ore piccole,sonno poco restauratore,ansioso e superficiale,assenza di sogni,maggiore bisogno di dormire.(Allain 1997,Cleare 2000).
-sbalzi d’umore,costante depressione, irritabilita’,scarsa autostima,tendenza all’isolamento,difficile controllo emozionale,maggiore vulnerabilita’ emozionale verso minimi stress, confusione mentale, perdita di memoria (Jarret 1990, Rubin 1990, Voderholzer 1993, McGaulez 1990, Degerbled 1990, Isgaard 2007).
-calo del desiderio, della potenza sessuale e della durata delle erezioni (Fujita1997).
-suscettibilita’a contrarre infezioni.immunosenescenza.
-dislipidemia,aterioslerosi,aumento pressione arteriosa,indebolimento del muscolo cardiaco,sindrome metabolica(Russel1994) e predisposizione alle patologie cardiovascolari.
-artrosi ed osteoporosi, incurvamento della schiena, assottigliamento delle mandibole, dolori muscolari e tendinei, fibromialgia (Bennet 1998).
La terapia sostitutiva con l’ormone della crescita, utilizzando microdosi dell’ormone prodotto in laboratorio, si rivela utile nel ripristinare il tono e l’efficienza funzionale di tutti gli organi e gli apparati.
Concorrono a questi risultati, dieta, integratori ed attivita’fisica adeguati, nonche’ l’integrazione con altri ormoni ritenuti deficitari (Herthoghe 1997, Follin 2006 Murray 2002, Chen 2000).
A tal proposito, prima di iniziare un protocollo di biomodulazione ormonale, e’di fondamentale importanza la conoscenza delle molteplici intereazioni svolte dal GH su altri assi ormonali e viceversa.L’ormone della crescita infatti favorisce l’attivita’ della melatonina, degli estrogeni, del progesterone, del testosterone ed degli ormoni tiroidei mentre deprime i livelli di cortisolo; per questo motivo è anche definito “l’ormone leader”.
D’altra parte anche gli altri ormoni influenzano i livelli di gh e di Igf-1:melatonina,dhea,estrogeni, progesterone,testosterone ed ormoni tiroidei favoriscono l’attivita di gh e di Igf-1,mentre il cortisolo tende a deprimerla.
Gli ormoni del grasso
Adesso sappiamo che il tessuto adiposo non è solamente undeposito statico di calorie immagazzinate, quanto piuttosto unorgano endocrino. Specialmente il grasso viscerale, localizzato nell’area addominale, è infatti sede di produzione di ormonicome l’estradiolo, il cortisolo, la leptina, l’adipopectina, la visfatina,la resistina e le citochine infiammatorie.
Questi ormoni influenzano il metabolismo di grassi, zuccheri e proteine, regolando quindi l’entità degli accumuli adiposi, la produzione di energia, nonché il comportamento alimentare e persino le funzioni immunologiche. Essi rappresentano quindi il collegamento tra tra il tessuto adiposo e altri organi, come il cervello, imuscoli, il fegato e l’apparato digerente.Un ormone di recente scoperta, che ha rivoluzionato le nostreconoscenze sul tessuto adiposo, è la leptina.
Essa viene prodotta dalle cellule adipose e invia messaggi al cervello in grado di regolare l’appetito e i livelli energetici.In condizioni normali, quando cioè i meccanismi di regolazione energetica sono in perfetto equilibrio, via via che il cibo si trasforma in grasso di deposito la leptina secreta dal tessuto adiposo bianco informa l’ipotalamo sulla presenza di livelli adeguati di grasso e a sua volta l’ipotalamo invierà segnali sia di riduzione del senso di fame sia di attivazione del metabolismo dei grassi, mediati questi ultimi dal sistema simpatico e dalla tiroide.
A mano a mano che cresce la stimolazione del sistema simpatico e quindi la conseguente combustione dei grassi, la produzione di leptina viene ridotta dall’azione dell’adrenalina e quindi il metabolismo si riduce.
Questo ormone è coinvolto anche in altre funzioni, come la regolazione della densità minerale ossea, del sistema immunitario e degli organi riproduttivi.Nella maggioranza delle persone la quantità di leptina prodotta è direttamente correlata ai depositi di grasso corporei, ed è quindi deputata a bilanciare l’apporto di cibo rispetto ai depositi di energia presenti nell’organismo.
Una carente produzione di leptina causa infatti grave obesità. Nei soggetti obesi si osserva più che altro una progressiva perdita della sensibilità dei recettori dell’ipotalamo alla leptina, con conseguente aumento del senso di fame, riduzione del metabolismo dei grassi e accumulo degli stessi nel tessuto adiposo.In questi pazienti si manifesta un incremento dei livelli plasmatici dell’ormone che è costantemente associato a quello dell’insulina. L’insulina viene prodotta dal pancreas in risposta all’innalzamento della glicemia come conseguenza dell’ingestione di cibo.
L’ormone favorisce la produzione di energia sotto forma di glicogeno epatico e muscolare, agevolando l’ingresso del glucosio all’interno di queste cellule; allorché la capacità di questi magazzini fisiologici di carburante viene saturata, lo zucchero in eccesso è immagazzinato come trigliceridea livello del tessuto adiposo. Siccome sono soprattutto le celluledel grasso viscerale e di quello sottocutaneo addominale a essere sensibili all’azione dell’insulina, il risultato finale è che per effetto dell’insulina si ingrassa in particolare nel giro vita.Con il trascorrere degli anni, le cellule di questi tre tessuti diventano meno sensibili all’azione dell’insulina.
Tale fenomeno viene favorito da particolari polimorfismi genetici, dallo stress, da diete ricche in carboidrati raffinati, dagli squilibri ormonali tipici dell’invecchiamento e dall’abnorme produzione delle citochine infiammatorie, di resistina e di leptina da parte del tessuto adiposo viscerale.
La produzione di adiponectina,ormone che promuove la sensibilità all’insulina e brucia i grassi,viene invece ridotta. Nel tempo, la resistenza insulinica non si manifesta in modo sincrono nei vari tessuti. Il primo a risentirne è il fegato, quindi i muscoli e infine il tessuto adiposo:questo, per lungo tempo e sotto l’influenza dell’insulina stessa,converte il glucosio circolante, non utilizzato adeguatamente da fegato e muscoli, in grasso di deposito.
Normalmente l’insulina,prodotta per alcune ore dopo il pasto, stimola le cellule adipose a sintetizzare la leptina. Allo stesso tempo, man mano che aumentano i suoi livelli nel sangue, la leptina inibisce la produzione di insulina da parte del pancreas e il cerchio si chiude.
Con il tempo, però, nei soggetti in sovrappeso non solol’ipotalamo, ma anche le cellule del pancreas diventano meno sensibili alla leptina e continuano quindi a produrre insulina.L’eccesso di insulina favorirà come si è detto l’insorgenza dell’insulinoresistenza.
La mancata percezione dei reali livelli di grasso,causata dalla leptinoresistenza,mandera' in confusione il fegato,con il risultato di deprimere la produzione di glucagone,e ridotti livelli di glucagone agevoleranno l'ulteriore accumulo di grasso.
Abnormi livelli di leptina deprimono altresi' la funzione tiroidea e del gh,attivano le citochine infiammatorie che aggravano la leptino-insulinoresistenza,nonche' riducono la sensibilita' delle cellule adipose addominali e viscerali all'azione bruciagrasso dell'adrenalina.
Leptino e insulinoresistenza sono due fenomeni che si amplificano a vicenda aggravando il sovrappeso(specie in sede addominale),l'accumulo dei grassi e dei fattori della coagulazione nel sangue,l'aumento della pressione arteriosa,l'infiammazione cronica e l'invecchiamento e predisponendo al diabete,alle malattie cardiovascolari e al cancro.
(http://www.studioapolimeni.com/aree_specialistiche/menopausa-andropausa/la_ghiandola_tiroide.html) Condividi
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