
Un
preambolo il mio che non vuole assolutamente assumere alcun giudizio
di valore: non è mio interesse studiare il perché delle cose semmai
il come avvengono le cose. Perché la comunicazione, affinché sia
compresa in tutte le sue forme, deve essere studiata attraverso un
atteggiamento scientifico, la dove l'ermeneutica assume valore di
analisi oggettiva e non di mera interpretazione soggettiva.
Suppongo
che tutti, italiani e non, siano a conoscenza delle situazioni
giudiziarie di Silvio Berlusconi. Francamente gli ultimi avvenimenti
mi hanno annoiata parecchio e la mia unica riflessione che lo
riguardava era che le sue accuse mosse (tanto per cambiare) ai
magistrati, con tutti gli sproloqui che sono seguiti, rasentassero il
ridicolo.
Invece
mi sbagliavo...
L'altra
mattina, al mare, avevo al mio fianco due coppie di anziani che
parlavano appunto dei “guai” (badate: gli epiteti non sono mai
casuali, spesso inconsci, come in questo caso, ma mai casuali.
Anziché usare il termine “guai” i miei dirimpettai da spiaggia
potevano utilizzare “vicende”, “condizione”, “fatto”,
“accadimenti” ecc. l'uso del sostantivo “guaio” denota già
la loro posizione in merito), di Berlusconi e tutti e quattro
convergevano su un unico punto: “Avrà pure fatto quello che ha
fatto... ma i giudici si sono accaniti contro di lui”.
A
quel punto Castle of glass dei Linkin Park è diventata rumore e ho
iniziato a riflettere che quella che a me era parsa come una
comunicazione da “ultima spiaggia” dettata da un uomo che si
vedeva finito, in realtà era la solita genialata comunicativa di un
apparato imponente che, a quanto pare, sa sempre cosa fare.
La
comunicazione può avere come obiettivo la sfera emotiva piuttosto
che quella logica. Gli spot pubblicitari ad esempio giocano spesso
sull'emotività e sulla sinestesia, mentre le pubblicazioni
scientifiche cercano il consenso attraverso l'uso razionale
dell'argomentazione proposta. Le tecniche da utilizzare nel primo
caso sono solitamente ad hominem, nel secondo caso ad rem.
Gli
esperti della comunicazione di Berlusconi, a mio avviso, hanno optato
per una tecnica precisa chiamata petizione di principio.
La
petizione di principio è una forma particolare di argomentazione ad
hominem, che consiste nel postulare ciò che si vuole dimostrare. Per
dirla come l'avrebbe detta Aristotele, la petizione di principio
anticipa la conclusione di un sillogismo ponendola come premessa
maggiore, la dove la sintesi sillogistica non si diversifica in modo
netto e deciso dalla tesi.
Farò
l'esempio pratico per essere più chiara.
Berlusconi
per difendersi dalle accuse che gli sono state mosse non ha
dichiarato la sua innocenza in primis, ma la sua innocenza era un
preambolo insita nell'argomentazione che vedeva i magistrati tutti
contro di lui.
La
figura retorica utilizzata è l'isterologia, che prevede
l'inversione dell'ordine logico della frase, anticipando ciò che si
dovrebbe dire dopo: l'innocenza è postulata come conclusione di una
logica argomentativa che vede la faziosità (badate bene mai presunta
ma sempre certificata da petizioni di principio: “i giudizi ce
l'hanno contro di me”), dei
magistrati.
L'ordine
della premessa maggiore e della conclusione è dunque invertito.
Se
la difesa comunicativa avesse postulato una frase di questo tipo:
“Sono oggetto di un'accusa ingiusta”, l'effetto
probabilmente non sarebbe stato lo stesso, perché l'inversione
semantica prevede anche lo spostamento emotivo: “non vedo
più l'oggetto dell'accusa, ma cristallizzo il mio sguardo solo sulla
petizione di principio”.
Alcune
esperti della comunicazione sostengono illegittima la petizione di
principio, o comunque lo intendono come un errore argomentativo,
perché il suo campo non è la verità bensì l'efficacia
dell'adesione.
In
realtà legittima o no, la comunicazione politica ne fa un ampio uso
e spesso i contenuti sono la parte marginale del discorso: ciò che
conta non è ciò che si argomenta ma come lo si argomenta.
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